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RED EDITION
S TA N D AT L A N T I C
scendo a coinvolgere un pubblico che non ti conosce,
ti senti molto più soddisfatto e realizzato. Non sem-
pre è facile riuscirci, ma in questo tour devo dire che
sta andando molto bene.
Bonnie: Forse è anche perché ormai siamo abituati
a suonare davanti a persone che non ci conoscono, e
quindi sappiamo come interagire e coinvolgerle. Cre-
do sia anche un’ottima opportunità per far crescere
la band e farla conoscere a nuove persone.
– È la seconda volta che suonate a Milano dopo
lo show nel 2017 con i Roam. Avete avuto modo di
visitare la città?
Miki: No, siamo arrivati al locale un’ora fa! Venivamo
da Monaco di Baviera e abbiamo trovato parecchio
traffico sulla strada.
Bonnie: Già, e poi siamo stati pure fermati dalla po-
lizia, ops.
Miki: La volta scorsa invece eravamo sotto contrat-
to con un’etichetta italiana [Rude Records], per cui
sono stati gentili e ci hanno portato fuori a mangiare,
ma non abbiamo avuto tempo di girare la città nean-
che quella volta.
– Il vostro album d’esordio, Skinny Dipping, ha
quasi due anni, ma avete appena pubblicato un
nuovissimo singolo, intitolato Shh.
Miki: Ah, l’hai pronunciato nella maniera corretta!
Abbiamo avuto parecchie discussioni sulla pronun-
cia corretta di quella parola! La canzone dice “shh”,
ma Bon dice “shush”, mentre Potter addirittura è il
peggiore perché dice “shersh”.
Bonnie: Dico “shush” perché altrimenti sembra che
voglio zittire qualcuno che sta parlando. Abbiamo
anche litigato su quante acca vadano scritte nella pa-
rola “shh”. [ride]
– Quali sono gli oggetti imprescindibili da portare
con voi in tour? E quelli che vorreste poter portare
ma non potete?
Miki: Imprescindibile il disinfettante per le mani.
Mentre vorrei poter portare molte più scarpe: dover-
ne portare solo due o tre paia è una cosa che odio.
Bonnie: Cellulare, caricabatterie, il computer por-
tatile… le robe tecnologiche in pratica. Ma anche i
trucchi, i vestiti: devi un po’ ricrearti una piccola casa
quando sei in tour! Anche se poi alla fine tutto deve
starci in una sola valigia e in un solo zaino. Quello che
vorrei poter portare con me sono le persone a cui ten-
go… e poi sì, più paia di scarpe!
– La volta scorsa avevate suonato insieme ai
Roam, quindi una lineup tutta pop punk. Questa
volta invece aprite per i The Maine, che hanno un
pubblico un po’ diverso. Com’è interagire con il
pubblico dei The Maine in questo tour?
Miki: È sicuramente un’esperienza diversa! Difficile
fare il confronto perché quel tour con i Roam era la
prima volta in assoluto che uscivamo dall’Australia,
per cui mi sa che non ci conosceva nessuno, mentre
adesso che giriamo da più tempo, qualcuno che ci co-
nosce c’è sempre. Però sì, il pubblico in questo tour è
sicuramente diverso da quello a cui siamo abituati, e
secondo me è una cosa positiva.
Bonnie: Sì, concordo, ci piace suonare davanti a un
pubblico che non è strettamente “il nostro”: suonare
concerti da headliner è semplice, perché tutto il pub-
blico è lì per te e ti conosce.
Miki: Mentre se durante il tuo set capisci che stai riu-
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