TBA The Green Edition - Issue #01 | Page 61

1 GREEN EDITION S TA F F AC C E S S Sì, almeno un paio di volte in questi anni. Lavorare in Italia nel mondo del booking vuol dire avere a che fare con un sacco di persone che lavorano in modo approssimativo, o che vogliono fare i furbetti su cose come soldi, alloggi ecc; con promoter da rincorrere per avere le informazioni che ti servono. É snervante a volte e devi dedicarci un sacco di tempo. Molte vol- te mi sono domandato “ma perché lo faccio ancora?” Però alla fine torno sempre al principio: lo faccio per passione e perché è ciò che mi piace fare. Una volta mi ha fatto cambiare idea una semplice pausa di un mese: ho staccato da tutto, da tutte le mail, le chia- mate e ho riflettuto sul perché sono arrivato a questo punto. L’ultima volta invece è stato l’entusiasmo, la voglia di fare e la grinta di una persona (tra l’altro non ancora del “nostro” giro all’epoca). Gasato e sprona- to a continuare e fare ancora di più. Mi ha aperto il cuore pensare che ci sono altre persone volenterose e con la voglia di crescere, imparare e dedicarsi a que- sto nostro ramo della musica. – Usa tre parole per descrivere NoReason: Passione; Dedizione; Unione. – Raccontaci come nasce NoReason Records & Booking: NoReason Records nasce oramai 13 anni fa come eti- chetta punk rock ed è tutt’ora attiva. Mentre la sezio- ne Booking è nata per una mia voglia di organizzare, promuovere e aiutare band “piccole” a uscire dal loro paese e farle conoscere il più possibile. Entrambe le parti sono nate per passione, per la gran voglia di fare e di sbattersi per portare e far conoscere band e generi musicali che noi adoriamo, principalmente in Italia ma anche all’estero. Una sera di circa sei o sette anni fa ero allo SGA di Arese e suonavano gli Astpai se non ricordo male. In quell’occasione ho conosciuto meglio il fondatore di NoReason Records (Stefano) e Matt. Da quel giorno, io e Matt, ci siamo trovati subito e abbiamo proposto a Stefano di entrare a far parte di quel gruppo che a noi sembrava un sogno Nel corso degli anni ci siamo impegnati tanto ma tanto e insieme a noi si sono aggiunte altre presone, sempre in giro per concerti con le nostre distro. Da quel gior- no non ci siamo mai più fermati, anzi oserei direi che anno dopo anno cresciamo sempre di più! – Quali sono il migliore e il peggior ricordo che hai legati a NoReason? Singolo momento peggiore non saprei, ne ho passate tante in questi anni ma bene o male sullo stesso pia- no e cose relativamente piccole. Parlando in genera- le, i momenti peggiori sono quando hai a che fare con persone che sono nel campo della musica e non guar- dano in faccia a nessuno, zero cuore e zero rispetto… solo soldi. Capita piuttosto spesso purtroppo ed è molto triste per me. Io ho sempre pensato che se alla base non ci metti il cuore non vai da nessuna parte e per ora i “risultati” mi stanno ripagando da dieci anni a questa parte! Anche i momenti belli e di gloria sono più di uno: tra trasferte fuori Italia con la distro NoReason e vari concerti andati molto bene sia in termini di organiz- zazione che di entusiasmo del pubblico. Ma forse i migliori momenti sono quando dal palco la band ti ringrazia per aver organizzato tutto per loro e per il pubblico, per aver creato la serata. Sembra una cosa strana ma se ci fate caso, l’80% delle band ringrazia il fonico, il cuoco (per la solita pasta del rock), il locale, lo staff, il pubblico logicamente, tutti tranne te che hai tirato in piedi la serata (ride). In genere sono consapevole di quello che ho fatto e sono contento così di mio… però ogni tanto sentirsi ringraziare per tutto non è affatto male, anzi sprona – In un periodo in cui la musica di nicchia ha sempre più difficoltà ad affermarsi, quali sono le difficoltà che avete incontrato nel portare avanti una realtà come NoReason? Parlo della mia sezione, ovvero l’organizzazione dei concerti e la loro promozione. Lo si vede che in Italia c’è sempre più difficoltà, anno dopo anno, a far co- noscere generi meno diffusi come punk rock, emo, pop punk e simili. Detto sinceramente, non mi pongo tanto il problema. Porto le band che mi piacciono e che mi trasmettono qualcosa quando le ascolto e poi cerco di trasmettere quello che sento a tutti, agli ami- ci, a chi è appassionato del genere. Alla fine lo scopo è di portare band e far conoscere la musica, ampliare la conoscenza musicale, ampliare i generi, gli stili, i sound delle nuove realtà e non fossilizzarsi alle solite band “storiche”. – Hai mai pensato di lasciar perdere tutto? e se sì, cosa ti ha fatto cambiare idea? TBA | 61