TBA The Blue Edition - Issue #00 | Page 29

0 BLUE EDITION B AY F E S T – Ciao Russ, non è la prima volta che suona- te al Bay Fest, cosa ne pensi della location sulla spiaggia e della situazione in generale? Il posto è bellissimo, mi fa piacere suonare qui. – Rispetto all’ultima volta, cosa dovremmo aspettarci dalla vostra esibizione di oggi? Bè, è appena uscito il nostro nuovo album quindi suoneremo alcune nuove canzoni. Ne abbiamo scel- te due o tre e sono veramente eccitato all’idea di suo- narle. – Nel corso degli anni siete stati spesso in Italia, quali sono le cose migliori che hai visto o fatto qui? Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di vedere molto perché di solito arriviamo subito al locale dove si suona e andiamo via subito dopo lo show, ma una volta che avevamo una serata libera a Milano siamo andati a vedere il Duomo. Non essendoci mai stati abbiamo fatto le classiche cose da turisti ed è stato di- vertente anche solo andare in giro e vedere i posti e i monumenti perché di solito non abbiamo il tempo di farlo. So che ci sono moltissime altre cose da vedere ma mi sono davvero divertito. Ho scritto moltissime canzoni che alla fine agli altri non sono piaciute, così abbiamo continuato a scrive- re e a lavorare e alla fine, con l’aiuto di Bill Stevenson in studio abbiamo fatto ancora meglio. Sono davvero soddisfatto del risultato. – “Thoughts and Prayers” riflette il clima so- cio-politico attuale. Quali sono le canzoni di cui vai più fiero? – Tutti sembrano aver apprezzato il vostro nuo- vo album “Thoughts and Prayers”. A me piace il fatto che abbia quella vibe old school ma anche una produzione moderna. Cosa puoi dirmi a ri- guardo? Adoro la canzone “No Safe Place” perché è il tipo di canzone che ti fa pensare e riflettere. Io sono un ma- schio bianco quindi non ho troppi problemi nella so- cietà, ma per questo a volte devo fare uno sforzo per guardare e pensare all’esperienza di quelle persone che non sono nella mia stessa posizione e per affron- tare quelle “parti” della nostra cultura che ritengo al- larmanti come la cultura della violenza e della masco- linità dannosa e il modo in cui le donne nella nostra società sono soggette a comportamenti impropri che sono giudicati normali e giustificati. È questo ciò di cui parla la canzone e mi piace quando le band parla- no di queste tematiche perché mi fanno pensare alle mie interazioni e al modo che ho di relazionarmi con le donne secondo la mia cultura. Mi sto comportando nel modo corretto o credo di farlo perché la società mi ha detto che è così? Prima dell’ultimo album ci eravamo presi una pausa e non avevamo suonato insieme per cinque anni, poi abbiamo cominciato a fare concerti e poi abbiamo registrato Peace in Our Time che è davvero solido come album, soprattutto essendo uscito dopo nove anni dal precedente. Quindi sentivamo la pressione di dover far uscire un disco ancora migliore di quel- lo. Peace in Our Time è un ottimo disco ma non vo- levamo farne un’altro uguale quindi sentivamo molta pressione che è una buona cosa. Mentre lo scriveva- mo eravamo molto coscienti di quello che stavamo facendo; non volevamo fare tre pezzi buoni e otto pezzi okay, volevamo che tutti i dodici brani fossero delle mine, per questo siamo stati molto puntigliosi. TBA | 29