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BLUE EDITION
B AY F E S T
– Ciao Russ, non è la prima volta che suona-
te al Bay Fest, cosa ne pensi della location sulla
spiaggia e della situazione in generale?
Il posto è bellissimo, mi fa piacere suonare qui.
– Rispetto all’ultima volta, cosa dovremmo
aspettarci dalla vostra esibizione di oggi?
Bè, è appena uscito il nostro nuovo album quindi
suoneremo alcune nuove canzoni. Ne abbiamo scel-
te due o tre e sono veramente eccitato all’idea di suo-
narle.
– Nel corso degli anni siete stati spesso in Italia,
quali sono le cose migliori che hai visto o fatto
qui?
Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di vedere
molto perché di solito arriviamo subito al locale dove
si suona e andiamo via subito dopo lo show, ma una
volta che avevamo una serata libera a Milano siamo
andati a vedere il Duomo. Non essendoci mai stati
abbiamo fatto le classiche cose da turisti ed è stato di-
vertente anche solo andare in giro e vedere i posti e i
monumenti perché di solito non abbiamo il tempo di
farlo. So che ci sono moltissime altre cose da vedere
ma mi sono davvero divertito.
Ho scritto moltissime canzoni che alla fine agli altri
non sono piaciute, così abbiamo continuato a scrive-
re e a lavorare e alla fine, con l’aiuto di Bill Stevenson
in studio abbiamo fatto ancora meglio. Sono davvero
soddisfatto del risultato.
– “Thoughts and Prayers” riflette il clima so-
cio-politico attuale. Quali sono le canzoni di cui
vai più fiero?
– Tutti sembrano aver apprezzato il vostro nuo-
vo album “Thoughts and Prayers”. A me piace il
fatto che abbia quella vibe old school ma anche
una produzione moderna. Cosa puoi dirmi a ri-
guardo?
Adoro la canzone “No Safe Place” perché è il tipo di
canzone che ti fa pensare e riflettere. Io sono un ma-
schio bianco quindi non ho troppi problemi nella so-
cietà, ma per questo a volte devo fare uno sforzo per
guardare e pensare all’esperienza di quelle persone
che non sono nella mia stessa posizione e per affron-
tare quelle “parti” della nostra cultura che ritengo al-
larmanti come la cultura della violenza e della masco-
linità dannosa e il modo in cui le donne nella nostra
società sono soggette a comportamenti impropri che
sono giudicati normali e giustificati. È questo ciò di
cui parla la canzone e mi piace quando le band parla-
no di queste tematiche perché mi fanno pensare alle
mie interazioni e al modo che ho di relazionarmi con
le donne secondo la mia cultura. Mi sto comportando
nel modo corretto o credo di farlo perché la società
mi ha detto che è così?
Prima dell’ultimo album ci eravamo presi una pausa
e non avevamo suonato insieme per cinque anni, poi
abbiamo cominciato a fare concerti e poi abbiamo
registrato Peace in Our Time che è davvero solido
come album, soprattutto essendo uscito dopo nove
anni dal precedente. Quindi sentivamo la pressione
di dover far uscire un disco ancora migliore di quel-
lo. Peace in Our Time è un ottimo disco ma non vo-
levamo farne un’altro uguale quindi sentivamo molta
pressione che è una buona cosa. Mentre lo scriveva-
mo eravamo molto coscienti di quello che stavamo
facendo; non volevamo fare tre pezzi buoni e otto
pezzi okay, volevamo che tutti i dodici brani fossero
delle mine, per questo siamo stati molto puntigliosi.
TBA
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