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BLUE EDITION
B AY F E S T
do ho cominciato a scrivere questo disco ho pensato
che sarebbe stata perfetta anche qui. Se poi ripenso
a come l’ho scritta originalmente anni fa, prima di
portarla dagli Sleeping Souls e prima che diventasse
la versione di PSFNP, allora questa nuova versione è
molto più simile, dunque abbastanza diversa da quel-
la già pubblicata per essere creativamente valida. Ma
potrai giudicare anche tu presto!
dischi per intero in occasione del loro decennale,
e in generale sei uno dei pochi artisti che a ogni
concerto regala perle che non si sentono da mol-
to tempo. Ci sono delle canzoni che, risuonando
questi primi dischi, hai capito che fai bene a non
suonare più, o altre che invece sì, vuoi tornare a
suonare?
Sì, ma è un argomento difficile, perché ogni volta che
ne parlo finisce che boccio la canzone preferita del
mio interlocutore!
– Voglio parlare anche del tuo festival Lost Eve-
nings, cominciato ormai quasi quattro anni fa,
dove tu suoni diversi set in una venue a cui sei
legato in giro per il mondo, con tanti altri artisti
a supporto. E’ percepibile che tanti di questi arti-
sti siano tra i tuoi preferiti, mi chiedevo che ruolo
avessi nella scelta finale?
– Ti mentirò, allora.
Va bene. No dai, in realtà non è tanto il fatto che una
canzone mi piaccia molto o meno, ma è il mettere
su un grande concerto. È stato interessante suonare
quei dischi però, perché è passato così tanto tempo
che quelle piccole cose che all’inizio vorresti così
tanto cambiare, sembrano quasi svanite. Con Sleep
Is For The Week in particolare, è stata una piacevo-
le sorpresa vedere quante di quelle canzoni siano
effettivamente decenti. Per certe rimango dell’idea
che debbano rimanere lì dove sono, ma prendi per
esempio “Sunday Nights”: quando ci siamo ritrova-
ti a suonarla prima di Lost Evenings, che forse era la
prima volta che la suonavamo dopo l’uscita del disco,
ci siamo guardati e abbiamo detto “niente male!” E
qualche volta l’abbiamo suonata ancora. Non a caso
di domenica sera...
Non voglio prendermi tutto il merito, alla fine io spa-
ro solo dei nomi e poi è il mio agente a occuparsi di
tutto il vero lavoro. Certa gente è disponibile, altra
magari no, oppure non vuole proprio suonarci. La
prima volta in particolare è stata difficile, perché il
concetto non era semplice da spiegare. Il prossimo
anno saremo a Berlino e voglio essere sicuro di ave-
re una buona rappresentazione di band europee, in
modo che non sia sempre la stessa cosa. Poi ci sono
tutti i problemi relativi alla lineup di un festival – ave-
re artisti che ti piacciono, ma che vendano anche dei
biglietti. L’anno prossimo ad esempio sarà più gran-
de, ma dobbiamo ancora finalizzare i dettagli degli
opener principali. Staremo a vedere!
– Voglio chiudere parlando di un post che hai
condiviso sul Punk Rock Holiday in Slovenia, dove
parlavi dell’importanza di questo mondo per te,
per la tua musica, dopo tutti questi anni…
– So che proprio Berlino è andata sold out subito,
e che poi avete spostato il festival in una venue
più grande. Era previsto e avevate già una venue
di riserva?
Sono cresciuto ascoltando queste band. I NoFX, i
Good Riddance, i Lagwagon. Mi ci sono allontanato
un po’, da quel mondo. Non me ne pento, mi rende
orgoglioso che la mia band possa suonare con i Social
Distortion ma anche con gli Arkells, ma mi ci sento
ancora legato ed ero anche un po’ spaventato al mo-
mento di salire sul palco quel giorno. Ma è andata be-
nissimo, davvero, e credo che in parte sia attribuibile
a quell’atmosfera che tanto amo.
No, assolutamente! Avevamo scelto una venue con
una capienza di duemila persone, inizialmente. A
Boston quest’anno era di mille cinquecento, Londra
era tremila, ma è andato sold out subito ed eravamo
sorpresi, senz’altro. E’ stato difficile a dir la verità, ma
non volevo avere un festival già sold out un anno pri-
ma. Siamo riusciti a spostarlo, per fortuna!
Non vorrei mai diventasse troppo grande però, c’è
una certa atmosfera che non voglio che si perda, ma
è bello vederlo crescere.
– A questi Lost Evenings hai anche suonato dei
TBA
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