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TERZO TEMPO
E' stato definito l'antigaribaldi, purtroppo non ha avuto la fortuna del nizzardo, anche perchè non gli ha dato nessuno gli stessi mezzi
meridionali, chi non si presenta e viene scoperto, sarà immediatamente fucilato. E' capitato a Scurcula il 22 gennaio 1861. «I contadini meridionali, atterriti da quel sistema inumano, di cui non ricordano l'eguale […] i notabili borbonici, il clero legittimista e anche alcuni degli antichi carbonari,intervengono e riescono a trasformare quel disorganizzato movimento sociale in un organizzato movimento politico».
A Roma, dove intanto si sono rifugiati Francesco II e Maria Sofia, i legittimisti e i cattolici, convenuti da ogni parte d'Europa, premono per accorrere oltre il confino ed opporsi al nuovo regime che si propone di sradicare i principi fondamentali cui questa gente ancora crede. Tra i più noti c'è Teodoro Christen, de Lagrange, Oliveiro de Langlois, Alfredo di Trazegnies, Raffaele Tristani. Tutta gente che naturalmente la storiografia ufficiale ha condannato alla morte più totale.
Per questi legittimisti occorreva trovare un uomo capace di ripetere l'insurrezione generale del cardinale Fabrizio Ruffo. Il generale Clary, capo del Comitato borbonico di Marsiglia, si incontra con Josè Borjes, generale delle forze carliste in Spagna. Borjes si convince e tenta l'impresa, così Clary gli mostra le direttive generali a cui deve attenersi. Pedio, elenca dettagliatamente le istruzioni del 5 luglio 1861 consegnate a Borjes che dovrà recarsi nelle Calabrie per proclamarvi l'autorità del legittimo Re Francesco II. Da quello che ho potuto capire secondo i miei studi, il Clary ha sbagliato territorio, perchè i calabresi tutto pensavano tranne che sollevarsi contro il nuovo Regno. Lo storico potentino a questo proposito scrive: « i pastori dell'Aspromonte e della Sila assistono indifferenti ai suoi tentativi per sfuggire alle truppe regie I contadini del pollino e della valle dell'Agri lo ignorano nella sua marcia solitaria».
Nelle direttive il generale Clary promette tante cose, fucili in abbondanza, mezzi e ufficiali con uomini pronti per l'insurrezione.
Vedremo che non sarà così già nella partenza da Malta, Borjes ha avuto diverse difficoltà, poi con lo sbarco nella costa jonica, nella marina di Gerace, non c'è nessuno ad attenderlo. Interessante il racconto dettagliato del generale spagnolo, per fortuna che ha incontrato un pastore onesto che non ci ha tradito. Oltre a descrivere i suoi incontri con la Guardia Nazionale che gli dà la caccia, spesso si sofferma a descrivere il paesaggio calabrese, annotando l'enorme potenzialità che hanno questi territori, potrebbero dare molto di più se ben coltivati, sentenzia Borjes.
La popolazione, che secondo l'assicurazione di Clary e del principe Ruffo, sarebbe insorta ed accorsa ad ingrossare le sue file, rimane indifferente. Borjes e i suoi compagni si trovano isolati. Ho l'impressione che Josè Borjes è stato mandato allo sbaraglio con soli pochi uomini (nel suo diario, più di una volta, si è lamentato con se stesso,”Qual danno che io non abbia 500 uomini per farmi ubbidire prontamente!”). La stessa sorte era capitata a Carlo Pisacane, ma almeno lui aveva trecento uomini.
Dopo tante disavventure, Borjes è arrivato a incontrare Crocco nel bosco di Lagopesole. «l'accoglienza non è cordiale: Crocco, con il quale è anche il de Langlois, non intende cedere ad altri il comando dei suoi uomini». Ben presto il generale spagnolo si rende conto «di trovarsi di fronte ad un uomo che agisce per fini diversi da quelli che hanno indotto i volontari spagnoli ad accorrere in Italia meridionale». Nel diario Borjes annota giornalmente, naturalmente sintetizzando quanto ha visto e sofferto, ha rilevato gli aspetti della miseria in quel Paese che voleva riconquistare al sovrano deposto. Ha registrato i tanti tradimenti, la difficoltà nel procurarsi il cibo, le azioni di guerriglia o di guerra vera e propria con l'esercito regolare sardo-piemontese, ma anche i contrasti con gli stessi briganti e col loro capo Carmine Crocco. Nonostante queste difficoltà di intesa tra i due generali, l'esercito degli insorti si ingrossa fino ad arrivare aa un certo punto, a 2.000 uomini. I briganti guidati da Borjes ottengono anche diverse vittorie e conquiste di piccoli e grandi centri abitati. I nomi dei centri sono annotati uno dopo l'altro, tra quelli più significativi: Stigliano, Grassano, Avigliano, Ricigliano, Pescopagano e poi i tanti boschi, teatro di sanguinosi agguati.
Alla fini i contrasti con Crocco diventano insanabili, li dividono diversità di ideali e di interessi, Borjes è costretto ad abbandonare il campo, la sua missione fallisce, ritorna a Roma con alcuni suoi fedelissimi, attraversando montagne, sentieri, fiumi, alla fine braccato incessantemente dalle truppe dell'esercito piemontese, nella Marsica, presso Tagliacozzo, soltanto a dieci chilometri dal confine dello Stato Pontificio, l'8 dicembre 1861, viene catturato e ucciso insieme ai suoi generosi compagni. Borjes è stato definito l'antigaribaldi, purtroppo non ha avuto la fortuna del nizzardo, anche perchè non gli ha dato nessuno gli stessi mezzi, uomini, denari, sostegno logistico sul territorio e soprattutto i tradimenti del nemico, tutte cose che Garibaldi ha facilmente ottenuto.
Domenico Bonvegna
Quinto de Stampi MI, 16 marzo 2020
SS. Giovanni de Brebeuf e Isacco Jogues e compagni
martiri.