I SOLDI
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Fabbriche in tilt
chiude anche la Fca
L'emergenza Coronavirus chiude le fabbriche in Italia e in Europa, ma ci sono anche aziende, come la Piaggio, che ripartono regolarmente dopo avere effettuato gli interventi di igienizzazione e riorganizzazione del lavoro. Fca e Maserati sospendono la produzione nella maggior parte degli stabilimenti produttivi in Europa: fino al 27 marzo non si lavorerà a Melfi, Pomigliano, Cassino, alle Carrozzerie di Mirafiori, a Grugliasco e a Modena, nelle fabbriche di Kragujevac in Serbia e Tychy in Polonia. "Lo stop - spiega il gruppo italoamericano - ci consente di rispondere efficacemente all'interruzione della domanda di mercato, garantendo l'ottimizzazione della fornitura. La sospensione della produzione viene attuata in modo tale da consentire ci di riavviare la produzione tempestivamente quando le condizioni di mercato lo consentiranno". Hanno già annunciato la chiusura Ferrari, Ducati e Lamborghini. Da Oltralpe Psa e Renault annunciano lo stop degli impianti europei, anche a causa del mancato approvvigionamento da parte dei fornitori. La chiusura delle fabbriche si fa sentire in Borsa dove i titoli delle principali case automobilistiche registrano crolli superiori al 10%:. Hanno paura dei contraccolpi di un blocco dell'attività le aziende della filiera automotive che chiedono un accordo con i Paesi Ue, in particolare Germania e Francia. "Senza un'intesa i danni sarebbero irreparabili, verrebbe intaccata pesantemente la competitività sui mercati internazionali", sottolinea l'Anfia, l'associazione nazionale della filiera automobilistica che rappresenta le aziende della componentistica. Non solo auto. A Genova, dopo Fincantieri e Ansaldo Energia, chiude anche l'Arcelor Mittal che da domani ricorrerà alla cassa integrazione. A Torino sono decine le aziende metalmeccaniche che sospendono l'attività per adeguare uffici e officine alle misure previste dal Protocollo dei sindacati con governo e Confindustria: 18.000, secondo la Fiom, i lavoratori interessati.
Cresce ancora il debito pubblico
a gennaio altri 34,2 miliardi
Debito pubblico in significativo aumento a gennaio, secondo l'ultimo aggiornamento di Bankitalia: nel primo mese dell'anno, prima che scoppiasse l'emergenza del coronavirus che sta portando il governo a stanziare 25 miliardi di euro per combattere le ricadute economiche, "il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 34,2 miliardi rispetto alla fine del 2019, risultando pari a 2.443,5 miliardi".
"L'incremento è dovuto all'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (38,6 miliardi, a 71,5), che ha più che compensato l'avanzo di cassa delle Amministrazioni pubbliche (3,8 miliardi) e l'effetto degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione dei tassi di cambio (che complessivamente ha contenuto il debito per 0,6 miliardi)", spiega via Nazionale.
"Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 32,2 miliardi e quello delle Amministrazioni locali di 2,0 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto stabile", spiega ancora la nota di Bankitalia. Come di consueto, arriva anche un aggiornamento sull'andamento delle entrate: "A gennaio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 35,9 miliardi, in aumento del 4,1 per cento (1,4 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2019".