terla considerare, dopo la Porta Maggiore e la cappella di Adamo ed Eva a tutti
i titoli l’unica vera e sicura realizzazione sul Sacro Monte del grande architetto
perugino.
Nulla tolgono all’autenticità alcune evidenti varianti, di cui una è già contenuta in una copia autografata dell’analogo disegno del «Libro dei Misteri»,
conservata nell’archivio d’Adda di Varallo, e da considerare molto probabilmente, come progetto esecutivo. Essa è costituita dalle modifiche apportate al
portale in pietra, coronato da timpano triangolare e posto a filo della parete,
mentre nel progetto del «Libro dei Misteri» era previsto con una cornice più
sottile ed incassato in un profondo arcosolio che occupava gran parte del lato di
facciata.
Il cambiamento più importante è però costituito dall’eliminazione dell’elaborato lanternino di coronamento, troppo dispendioso ed inadatto al clima
locale, sostituito, a compimento dell’opera, da un assai più modesto pinnacolo
in pietra..
Sono rimaste invece le otto, caratteristiche finestrelle circolari al di sotto del
cornicione a ravvivare la nitida, cristallina purezza delle pareti. Direi che siano
state anche rispettate le misure volute dall’Alessi che prevedeva un diametro di
13 braccia circa, equivalenti a m. 7,54. Ne risulta un edificio di un’eleganza sobria, molto armonioso per proporzioni e geometrica essenzialità dalle strutture
limpide, terse, semplicissime.
Assai notevole è anche nell’interno circolare il gruppo scultoreo. Già se n’era
accorto l’autore delle guide in versi del 1583, 87, 89, quando aveva parlato di
«buon scultore», e giustamente l’ha pure riconosciuto il Galloni giudicandolo
opera di «artefici valentissimi». Ma al contrario il Butler, seguito dal Ravelli,
l’ha ritenuto poco pregevole.
A differenza del vivace schizzo del “Libro dei Misteri” in cui i fuggitivi
sono diretti verso destra, forse per suggestione dell’analoga scena affrescata
da Gaudenzio, sulla gran parete della Madonna delle Grazie, il gruppo procede
invece verso sinistra. Spicca soprattutto la Madonna col Bambino in grembo,
seduta sull’asinello come su di un trono, memore ancora di echi gaudenziani per
la carica di palpitante, materno affetto. Modellata con robusta e vivace plasticità
si rivela assai originale per l’inconsueta posa dei piedi accavallati e per l’allacciarsi abbastanza complesso delle membra del Bambino con le mani della Madre.
Ma anche l’Angelo e S. Giuseppe, che precedono e seguono il gruppo centrale,
col rivolgere a lui il loro sguardo creano un elemento di corale unità compositiva
ed un convergere intenso di trepidi sentimenti.
93