Si apre a questo punto il secondo e più recente capitolo della cappella. Trattadosi però di una raffigurazione non riguardante la vita di Gesù, quindi fuori
tema e per di più di un oratorio di patronato dei marchesi d’Adda, non pare
che nè l’Amministrazione Civile del Sacro Monte, né i Padri Oblati prendessero a cuore il problema. Ancora una volta l’intervento, la soluzione non viene
dalle autorità preposte, ma dall’iniziativa, dalla devozione di privati, di qualche
fedele, di qualche pio personaggio benestante legato al Sacro Monte. Già la marchesa Severina Sanmartino di Parella nel 1816 aveva fatto erigere gran parte del
palazzo porticato sulla Piazza Maggiore, che da lei prende nome, e successivamente nel 1826 aveva provveduto a varie opere di restauro; più tardi, nel 1863 la
signora Maddalena Vigliardi Paravia di Torino aveva fatto prolungare l’edificio
ed aveva donato i due pulpiti lignei della Basilica, quindi nel 1869 aveva fatto
erigere l’edificio sovrastante il Santo Sepolcro. Ne segue ora l’esempio ad una
decina di anni di distanza, non più una gran dama torinese, ma una valsesiana,
la signora Benedetta Durio Totti, madre del comm. Costantino, che alla fine
del secolo con la consorte Giulia Zanaroli farà erigere la marmorea facciata della
Basilica.
Lettera di Calderini
Con lettera dell’11 febbraio 1880 il canonico Calderini comunica al sindaco
di Varallo che la Commissione d’arte del Sacro Monte aveva effettuato un sopralluogo alle cappelle della Cena, della Pietà e di San Francesco, ed aveva scelto
di far restaurare e dotare di un affresco la cappella di San Francesco in sostituzione della tavola delle Stigmate, grazie alla somma di L. 2000, offerte da una
distinta signora, senza però nominarla.
Nell’adunanza della Giunta Municipale del giorno successivo, 12 febbraio,
ilsindaco fa il nome della signora Benedetta Durio; a sua volta la Giunta approva
la scelta della Commissione d’Arte. Nell’adunanza del 20 aprile il sindaco comunica che il marchese d’Adda, alla cui famiglia spettava il patronato della cappella, si era dimostrato “ben lieto della divisata opera”, raccomandandosi solo di
conservare per quanto possibile, gli stemmi della casata, cosa che verrà fatta. In
tal modo il marchese evita di doversi sobbarcare degli oneri finanziari.
Incarico ad Antonini
Quindi la Giunta incarica lo scultore Giuseppe Antonini di “sollecitamente
procurarsi da distinto artista il progetto dei lavori da eseguire col preventivo della spesa”. Appena un mese dopo, il 21 maggio, l’Antonini informa la giunta di
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