Il Geniani, come risulta dall’ordinato del 10 agosto
1822, aveva inviato alla fabbriceria del Sacro Monte una lettera in cui comunicava “che il giovane scultore sig. Luigi Marchesi vago di abitare qualche mese
in questa città offrirebbe la propria opera a vantaggio di questo Santuario, col
modellare le statue di una cappella e ciò per la sola mercede di un discreto mantenimento coll’abitazione, biancheria…”.
Il Geniani assicurava anche la “piena abilità di detto giovane nella propria
professione per cui avrebbe ottenuto una medaglia d’oro all’Accademia di Milano”.
Il Marchesi era nato a Saltrio, nel Varesotto, terra tradizionalmente feconda
di valenti scultori e stuccatori, nel 1799, ed era di dieci anni più giovane dell’assai più celebre fratello Pompeo
Marchesi, pure scultore, tra i più noti nell’ambiente lombardo ed anche in
quello torinese del primo ottocento. Aveva quindi 23 anni ed era evidentemente in cerca di un incarico , di una prima prova con cui affermarsi, come poteva
essere appunto un impegnativo lavoro su un santuario celebre come quello di
Varallo. L’anno successivo, forse su suggerimento del fratello che già vi operava,
inzierà pure la sua attività presso la Fabbrica del Duomo di Milano, dove sarà
impegnato fino al 63.
Eseguirà poi tra l’altro anche un busto di Cerere per l’Arco della Pace , opera
del Gagnola, per il quale sarà pure molto attivo con opere di particolare rilievo
il fratello Pompeo.
Nel 1822 dunque, i membri dell’amministrazione del Sacro Monte, di fronte alle vantaggiose proposte del Marchesi ed al fatto di non dover cercare uno
scultore,accolgono la sua proposta. Il cardinal Morozzo, vescovo di Novara,
come sottolinea Elena De Filippis, che ha indagato per prima l’argomento alcuni anni or sono nell’ambito del convegno su Pietro della Vedova e la scultura dell’Ottocento in Valsesia, autorizza la fabbriceria del Sacro Monte a far
plasmare le nuove statue “per la cappella così detta della Pietà in surroga delle
attualmente in essa esistenti in legno ed affatto difformi”.
Il Marchesi si reca subito a Varallo per rendersi conto del lavoro da eseguire,
come attestato dai pagamenti dei viaggi di andata e ritorno da Milano nell’ottobre-novembre 1822.
lo scultore è impegnato nella modellazione delle statue, ma, come risulta
dall’ordinato del 20 agosto 1823, fa osservare “esser pressoché impossibile da sé
solo ultimare le statue” entro l’anno e propone gli sia dato come aiuto “il giovane e abile scultore Alessandro Putinati,che sarebbe disposto a venire sul luogo”,
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