Le 64 statue in terracotta policroma sono di Giovanni D’Enrico, largamente
aiutato dal collaboratore Giacomo Ferro.
Gli affreschi sono opera del pittore milanese Melchiorre Gherardini (16371639 ).
Sulle pareti sono raffigurati Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso (a sinistra);
negli stendardi della volta, Giacobbe riceve dai figli la tunica insanguinata di
Giuseppe, il sacrificio di Isacco.
Ripresa dei lavori - Ubicazione dell’edificio
Grazie dunque alla cospicua somma offerta dal Pretore Tornielli, possono
finalmente avere inizio i lavori per erigere la cappella dell’Inchiodazione. Il 1°
marzo 1632 i fabbriceri del Sacro Monte, Marco Morondi e Giorgio d’Adda,
stipulano l’accordo con i “fabri e mastri cementari Antonio Ronco, Zanolo
Graulo, Bartolo Viana e Antonio Cunaccia, per la costruzione dell’edificio dell’
Inchiodazione alla Croce” che dovrà essere eseguita conformemente al disegno di
Giovanni d’Enrico.
Viene così documentato che il progettista è il d’Enrico, che con ogni probabilità dovette preparare il disegno vari anni prima, come già si è detto. Anche
alcuni dei mastri costruttori sono figure note nel loro campo in area valsesiana:
Antonio Ronco di Alagna nel 1619-20 aveva eretto il portico della chiesa plebana di S. Martino a Roccapietra e nel 37-38 costruirà la cappella di S.Antonio ed
il battistero nella vecchia parrocchiale di S. Gaudenzio a Varallo; Zanolo Graulo
di RivaValdobbia appartiene ad una famiglia di capi-mastri e così Bartolo Viana
di Campertogno. Antonio Cunaccia, lapicida di Fervento, nel 1624 aveva eseguito le parti in pietra lavorata nell’oratorio di S. Rocco a Civiasco.
Il luogo ove erigere la cappella, già scelto dal vescovo Bascapc tra la Salita al
Calvario e la cappella gaudenziana di Gesù in Croce, anzi, già indicato verso
il 1576-1580 nella prima planimetria della Raccolta Ferrari dell’Ambrosiana
di Milano, e poi segnato da una croce, notata da monsignor Volpi nel 1628,
non era libero. Vi si trovavano la scalea di accesso al Calvario e la cappella della
Madonna tramortita, come ben si vede nelle varie planimetrie del “Libro dei
Misteri” e della Raccolta Ferrari dell’Ambrosiana e come si scorge anche nelle
xilografie che illustrano le guide del Sacro Monte del tardo Cinquecento e del
primo Seicento.
E ben leggendo la più antica guida del 1513-14, si deve constatare che mentre
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