la scena fino ad allora situata nella zona orientale della “chiesa negra”, sia stata eliminata, anche se la nuova redazione attendeva ancora di venir eseguita nella parte figurativa. Infatti il giorno stesso in cui il Tabacchetti si assumeva l’impegno
di plasmare le statue della nuova Salita al Calvario (17 Aprile 1599), viene dato
all’Alfano l’incarico di affrescare le pareti della Tentazione. Segno che era stato
abbattuto il muro divisorio tra i due vani preesistenti, che erano state chiuse la
porta rivolta verso levante e la sovrastante finestra circolare, di modo che tutto lo
spazio interno era finalmente disponibile per la nuova e definitiva realizzazione
della scena del Cristo nel deserto, o Tentazione, così come si vede ancora oggi.
Ne consegue che le statue lignee, o manichini dell’originaria Salita al Calvario, sfrattate dalla loro sede, o dovevano venir accantonate, o potevano esser riutilizzate in qualche altro modo. Così, con le disposizioni vescovili del 29
Novembre 1602, fra le molte indicazioni date per realizzare il collegamento tra
l’erigendo Palazzo di Pilato e la cappella del Calvario, si dà anche ordine “Che
aprino la casa del Valgrana da la parte di detta strada (cioè l’erigenda strada
sopraelevata o viadotto col loggiato) per mettervi dentro le statue che erano nella
cappella vecchia dove Nostro Signore porta la croce”.
Le disposizioni del Vescovo e dei fabbricieri stabilivano di ricavare nella casa
del Valgrana “un misterio l’atto de’ Giudei di prendere il Salvatore et ivi porgli la
croce”, cioè dell’Imposizione della Croce, come detto in un primo momento, precisato poi un po’ più avanti col sistemarvi “le statue che erano nella capella vecchia
dove Nostro Signore porta la croce, cioè nella Chiesa nera”.
Il proposito non verrà realizzato per l’opposizione dei fabbricieri e soprattutto dei Padri Riformati, per ragioni diverse, nonostante il desiderio del Bascapè,
ancora esplicitamente espresso in una sua lettera ai fabbricieri del 1°Febbraio
1605. E le poche statue finiranno si in casa Valgrana, dietro al Santo Sepolcro,
ma come in un luogo di ripostiglio e laboratorio, ove concluderanno i loro giorni, salvo forse il busto del Cristo, emigrato, secondo la supposizione del Galloni,
non però del tutto convincente, nella sacrestia di S. Gaudenzio di Varallo.
Gli affreschi - L’intervento del pittore Gandino
Negli ultimi mesi del 1601 il pittore bresciano Antonio Gandino era già
all’opera per la cappella della Salita al Calvario.
Ma chi era questo Gandino, che appare all’improvviso sul Sacro Monte?
Nato a Brescia, o nei dintorni, verso il 1565, ivi morto nel 1630, formatosi nella
grande tradizione locale del Romanino e soprattutto del Moretto e del Morone,
ma influenzato anche dalla cultura tardo rinascimentale veneta del Veronese ed
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