Albertino, rende noto che i fabbricieri allogarono a mastro Giacomo Igonetto
di Alagna la costruzione dell’edificio dell’Inchiodazione presso la cappella del
Monte Calvario: “nel luogo dove da detti Fabricieri sarà designato di buona muraglia la quale da la parte verso il giardino nelli fondamenti debba essere larga
un brazzo e mezzo”, il che, scrive il Galloni: “pare indicare proprio il luogo della
Salita ed Calvario fondato da una parte in punto che allora era detto giardino”.
Un’aggiunta alla convenzione stabiliva poi “di incominciare l’opera a Calende di
settembre pross.”, cioè praticamente una settimana dopo, il 1 di settembre.
L’Igonetto era capomastro di fiducia, perché era già stato sperimentato positivamente due anni prima per l’erezione della cappella della Strage, che gli era
stata allocata il 23 Agosto 1587.
Ma è soprattutto di fondamentale importanza quanto riferisce la relazione
della prima visita pastorale di monsignor Bescapè, effettuata sul Monte alcuni
anni dopo il 14 Settembre 1593.
Il Vescovo nota presso i due misteri di Gesù spogliato delle vesti (attuale Pietà)
e di Gesù avvolto nella Sindone: un ampio edificio non ancor finito: “Aedificum
amplum ibi probe in crepidine inontis (sull’orlo, sulla sponda del monte) imperfectum, sine testudine (senza volto o copertura)”, fatto a spese, per la maggior
parte della fabbrica, e per la restante “Marchionisse vero Masserami”; edificio
destinato all’Inchiodazione alla croce.
Ma la relazione segue: “dieta Marchionissa perfecturam se non esse Reverendissimo D(omino) rescripsit, alias ad perficiendum se offert’’ (ossia, la Marchesa
fece sapere a Monsignore Reverendissimo, ossia al Bescapè, che non l’avrebbe
condotta a termine, altri si offre di portarla a compimento).
Questa dunque la situazione nel Settembre 1593.
Verrebbe da pensare di primo acchito, che la Marchesa Claudia, dopo un momento di slancio, di desiderio di emulare gli altri membri della casa di Savoia, a
cui ella stessa apparteneva per nascita, e forse anche dopo aver constatato che le
spese erano superiori al previsto, si fosse tirata indietro.
In realtà le cose devono essere andate diversamente.
Il Fassola nel 1671 dice che la Marchesa “donò 100 scudi acciò si facesse la Capella
della spogliazione”, e più avanti, trattando della Inchiodazione, scrive: “Li dinari
lasciati dalla Marchesa di Masserano furono impiegati qui”.
E senza specificare la cifra, la stessa cosa riferisce il Torrotti.
Dunque è assai probabile che vi sia stato un qualche equivoco.
Stando al Fassola la Marchesa elargì “una tantum” cento scudi per la Spogliazione, che in realtà si deve identificare con la cappella dell’Inchiodazione ma non
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