ed il 73; l’albero deve essere quello rifatto verso il 94 dall’Alfano o dal Prestinari e così il serpente che nella prima redazione aveva la testa umana e non era
piaciuto a Giovanni Antonio d’Adda. E gli animali che costituiscono un vero,
curiosissimo serraglio (ben quarantadue secondo le guide del Settecento e del
primo Ottocento), espressamente citati nell’atto di allogazione del 4 gennaio
1594 vennero eseguiti dall’Alfano o dal Prestinari.
Molto probabilmente dal secondo che era scultore; anche le guide più recenti
li danno di preferenza a lui. Sei vennero però rifatti nel 1886 (tra essi la lepre, il
coniglio, il cervo ed un uccello simile ad un tacchino selvatico) per opera dello
scultore Giuseppe Antonini, in sostituzione di quelli rovinati.
Più problematica ancora la questione delle pitture, sia del portico che dell’interno, raffiguranti le Storie della creazione.
Tradizionalmente ad incominciare dal Fassola (1671) furono sempre ritenute dei Fiamminghini. Solo il Bordiga nel 1830 diede all’Alfano quelle interne
che sarebbero state eseguite con poca pratica delle tecnica dell’affresco per cui
si annerirono, ed assegnò senza alcuna ragione a Giovanni Miel di Anversa, che
non fu mai al Sacro Monte, quelle del portico.
Il Galloni datò sia le une che le altre al 1594 in seguito al già ricordato atto
del 4 gennaio di quell’anno con cui si allogava all’Alfano tutto il rinnovamento
interno della cappella, assegnandole però ai Fiamminghini che identificò con il
Giovanni fiammingo che doveva rifare Adamo ed Eva. Ma il documento che ricorda quest’artista è, come dice lo stesso Galloni, di qualche tempo posteriore al
1594, per cui in tal caso gli affreschi non possono risalire a quell’anno. Per di più
il Tonetti nella sua guida della Valsesia fa notare che la convenzione del 1594
con l’Alfano venne rinnovata il 27 aprile 1599 e che di conseguenza i dipinti
non poterono essere eseguiti prima del 1600. Mi pare però che non si sia tenuto
conto finora di un altro dato, citato pure dal Tonetti, concernente gli “ordini
datti per depingere la capella d’Adamo, et approbati da Monsignor Rev.mo a di
11 dicembre 1603”.
Dunque alla fine di quell’anno la cappella era ancora priva di affreschi; non
furono perciò eseguiti dall’Alfano nel 1594, né da altri nel 1600, ma soltanto
nel 1604-5.
E chi ne fu allora l’autore? Molto difficilmente l’Alfano che ormai scompare dalla scena del Sacro Monte, quindi molto più probabilmente dai Fiamminghini in un nuovo loro ritorno finora ignorato a Varallo. La cosa pare trovare
conferma nel fatto che poco più di sessant’anni dopo il Fassola proprio a loro li
assegnerà senza ombra di dubbio.
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