SMART LAND SUD EST MILANO SMART LAND SUD EST MILANO - FASE 1 | Page 64

64 Smart Land Sud Est Milano - Fase 1 Il protocollo dei tre Comuni, quindi, non nasce oggi, ma da un’idea che stava nella testa degli amministratori locali. “Certo, fin dall’inizio abbiamo cercato di innovare il nostro per- corso amministrativo abbrac- ciando temi nuovi come l’Iot, l’internet delle cose, l’innovazio- ne nei settori idrico, dei rifiuti e dell’agricoltura, il sostegno alle start-up giovanili”. Il protocollo parla di cinque corridoi tematici. Ma esiste, per voi, una priorità? “Eviterei di parlare di priorità co- munali, in quanto l’idea che tiene assieme i tre Comuni si rifà a una visione di territorio, non di un sin- golo Comune. Certo, noi siamo la zona più periferica dell’area metropolitana, quella, tra l’altro, più legata ai temi dell’agrifood, dell’acqua, dell’ambiente: questa è la nostra vocazione. Per di più, siamo in un territorio di confine, tra l’est Milanese, l’Alto lodigiano e il Cremasco. Siamo la porta est della Città metropolitana di Mila- no, per cui il tema della mobilità è più che presente”. La firma del protocollo è da in- tendere quale atto propedeuti- co ad altri provvedimenti. Quali saranno i passi successivi? “La mossa successiva è il co- involgimento delle altre undici municipalità del Sud Est mila- nese. Vogliamo che sia l’intera zona a interrogarsi circa il futu- ro dell’area. Dopo l’iniziativa in programma a Paullo in questi giorni, chiederemo ai sindaci di aderire e solo dopo, nel secon- do semestre dell’anno, iniziere- mo a mettere nero su bianco e a scrivere con Jaspers i progetti di sviluppo sulla base dei quali cercare di intercettare i finanzia- menti europei”. Fare massa critica per ottenere finanziamenti, quindi? “Non direi. Il nostro stare insieme non è strumentale per ottenere risorse, ma quello di immaginare il futuro di un’area importante del milanese. Per esempio, proporre le zone di espansione sostenibi- le, le Zes, a mio modo di vedere significa immaginare uno svilup- po che tenga conto delle com- patibilità ambientali. E sarebbe un tema, questo, innovativo per la realtà italiana, a differenza di quanto avviene ad esempio in Francia, dove di Zes se ne con- tano circa una decina. La realtà dell’est milanese sarebbe vocata a sperimentazioni di questo tipo: abbiamo infrastrutture importan- ti, siamo prossimi a una città, Milano, di rango europeo, esiste una presenza di medie e grandi industrie, anche importanti sul piano internazionale. L’assenza