SMART LAND SUD EST MILANO SMART LAND SUD EST MILANO - FASE 1 | Page 62

62 Ciò che conta è la volontà dei Comuni di procedere lungo la strada dell’innovazione e della sperimentazione di nuovi modelli aprendosi al territorio Smart Land Sud Est Milano - Fase 1 La sottoscrizione risale al 14 mar- zo scorso e in calce al documen- to ci sono le firme dei tre sindaci dei Comuni di Paullo, Melegnano e San Donato Milanese (per que- st’ultimo, la firma è del vice sinda- co Gianfranco Ginelli; nda). Stiamo parlando della sottoscri- zione di un protocollo di intesa tra le tre amministrazioni del Sud Milano per l’avvio di un progetto integrato di sviluppo economico, infrastrutturale, sociale e territo- riale riguardante l’intera area del Sud Est milanese. Un documento importante, che ha l’obiettivo di mettere in campo un progetto su cinque differenti temi che vanno dal welfare alla mobilità, dalla ge- stione delle risorse idriche all’ef- ficienza energetica alle zone di espansione sostenibile. A monte del documento vi è, da parte dei tre Comuni - che dal punto di vista geografico stanno ai vertici di un triangolo compre- so tra gli assi delle statali Paullese ed Emilia - la volontà di definire un’idea di territorio, all’interno del quale vivono oggi, in 14 Comuni, circa 180mila persone e vi lavo- rano diverse centinaia di piccole, medie e grandi aziende. La visione che accomuna i tre amministratori locali è la Smart Land, vale a dire - come l’ha de- finita Aldo Bonomi alcuni anni fa - “un ambito territoriale nel quale, attraverso politiche diffuse e con- divise, si aumenta la competitività e l’attrattività del territorio, con un’attenzione particolare alla coe- sione sociale, alla diffusione della conoscenza, alla crescita creati- va, all’accessibilità e alla libertà di movimento, alla fruibilità dell’am- biente e alla qualità del paesaggio e della vita dei cittadini”. In altri termini ancora, secondo la definizione che ne offre Roberta Pezzetti, direttore scientifico di Smarter dell’università degli Studi dell’Insubria, “pensare a un terri- torio in chiave Smart Land signi- fica aprirlo alla sperimentazione di strategie di sviluppo che, a partire dalle specificità di un luogo su cui si innesta la vocazione territoriale, siano capaci di promuovere rap- porti innovativi tra realtà agricole e industriali e tra industria e ricerca, attivando processi di valorizzazio- ne delle eccellenze produttive e scientifiche, del patrimonio cultu- rale e paesaggistico affinché essi possano evolvere dispiegando il loro potenziale in termini di cresci- ta, attrattività e capacità di buon governo”. Ma al di là delle definizioni, ciò che conta è la volontà dei Comuni di procedere lunga la strada dell’in- novazione e della sperimentazio- ne di nuovi modelli, aprendosi al territorio, alle istituzioni pubbliche e private, alle fondazioni bancarie, ai centri di ricerca e alle istituzioni comunitarie.