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ed il loro ruolo nell’arco narrativo. Se il primo The Avengers (che da queste parti era piaciuto parecchio) vedeva Iron Man leader indiscusso del team, stavolta il suo ruolo è più defilato e la sua verve ironica è stata saggiamente distribuita su tutti i personaggi. Ottime e abbondanti le new entry. Ultron è un credibile villain (peccato però perdersi il doppiaggio originale di James Spader); Visione ha un enorme potenziale e permette finalmente al ciarliero Paul Bettany (ex-Jarvis) di mostrare finalmente il suo volto; contrastanti le performance dei due “superumani”: discreto Aaron TaylorJohnson/Pietro Maximoff/Quicksilver (che perde la sfida a distanza con lo scanzonato e irriverente personaggio visto in X-Men e interpretato da Evan “American Horror Story” Peters ), convincente Wanda Maximoff/Scarlet, una Elizabeth Olsen carismatica e sensibile. Whedon sa fare cinema popolare, nella sua migliore accezione, quello che “andiamo a vederlo un’altra volta?” e “hai visto quel dettaglio/chicca/ particolare?”. Age of Ultron, pur non avendo molto a che fare con la sua controparte “reale” fumettistica, le rende pieno omaggio. Tutte le caratteristiche tipiche dei comics Marvel trovano una felice rappresentazione nel contesto cinematografico: c’è l’umano, il IT’S SHINY 17 MAGAZINE fantastico e l’inverosimile. Considerando che, dopo qualche tentativo meno riuscito, oggi la casa produttrice è riuscita a trovare la perfetta armonia tra prodotti piacevolmente ipertrofici e testosteronici (Avengers ed eroi vari), scanzonati e sardonici (I Guardiani della Galassia) e più attenti all’”uomo” e alle motivazioni che spingono gli eroi a fare quello che fanno, meno allo spettacolo tout court (la serie di Daredevil), l’unica cosa che noi spettatori possiamo fare è sederci su una comoda poltrona, fare il pieno di popcorn e bibite e goderci lo spettacolo. Andrea Chirichelli www.playersmagazine.it