LE DONNE DELLA NOSTRA STORIA / WOMEN OF OUR PAST
Madonna Allegranza,
Custode della Regina
e Baronessa di Baida
dello storico Giuseppe Vito Internicola
T
aluni monumenti del passato che
spesso destiniamo all’incuria e
all’abbandono sono stati testimoni di
vicende particolarissime o hanno legato
il loro nome a personaggi interessanti.
E’ il caso del castello di Baida, sorto
alla fine del 1200 come postazione
fortificata destinata alla gestione e alla
difesa di una baronia. Ne fu baronessa
alla fine del 1300 Allegranza Abbate,
discendente del trapanese Palmerio
Abbate, uno dei protagonisti dei Vespri
Siciliani.
A soli quindici anni dovette sposare
il cinquantenne Raimondo Peralta,
conte di Caltabellotta e barone di
Castellammare, rimasto vedovo di
Isabella, figlia del re Federico III. Per
superare l’opposizione familiare al
matrimonio il conte non aveva esitato
a farla rapire. Dopo pochi anni il conte
morì ed Allegranza convolò a nuove
nozze con Matteo Moncada, conte di
Agosta (Augusta).
Divenne un personaggio di primo
piano nella storia siciliana quando nel
1379 il figliastro Guglielmo Raimondo
Moncada rapì dal castello Ursino di
Catania la sedicenne regina Maria,
che il padre Federico IV morendo
aveva lasciato sotto la tutela di Artale
d’Aragona. La contessa, che aveva
personalmente vissuto l’esperienza del
rapimento, accolse con amorevolezza
la regina nel castello di Augusta e le
stette sempre vicina nelle varie tappe
del viaggio che la portò in Aragona
(Gela, Cagliari, Barcellona). Fu
messa al suo fianco per vegliarla e
ed insinuarle fiducia verso la corte
aragonese, preparandola così al
matrimonio con Martino d’Aragona,
matrimonio ritenuto da molti baroni
più opportuno rispetto a quello già
programmato con Giangaleazzo
Visconti.
Per la presenza affettuosa accanto
alla regina per tanti anni la contessa
godeva della sua fiducia ed è per
questo motivo che i 4 vicari e gli altri
baroni siciliani a lei si rivolgevano
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La regina
Maria
con lettere segrete per ottenere favori
e grazie dalla sovrana. Si diceva che
la regina ascoltava volentieri i suoi
consigli e non diceva mai di no alle sue
richieste. Si conoscono, però, curiose
lettere di altri baroni dirette a Martino
di Montblanc, suocero delle regina, che
gli raccomandavano di stare in guardia
da quanto svolto nell’ombra e dalle
trame ordite da Madonna Allegranza,
da loro definita fimmina infida ed
intriganti.
Allegranza, dama di compagnia e
custode della giovanissima regina
di Sicilia, dosava alla sua signora e
vittima timori e speranze, nostalgie e
distrazioni, ricordi felici del passato e
lusinghevoli prospettive per il futuro.
Aveva rinunciato alla serenità dello
stato vedovile, sottoponendosi ai disagi
relativi ai viaggi e al soggiorno forzato
in località diverse e lontane dalla
propria terra per appoggiare il disegno
del figliastro Guglielmo Raimondo
che, tagliato fuori dal ruolo di vicario,
intendeva costruirsi, appoggiando il
matrimonio aragonese della regina,
una posizione singolarissima ed
economicamente rilevante.
Quando la regina Maria, insieme al
marito Martino d’Aragona, con al
seguito Allegranza Abbate, riuscì a
tornare in Sicilia (1392), volle premiare
la nobildonna che era stata al suo
fianco per ben 15 anni e le assegnò la
baronia di Baida, allora molto vasta ed
economicamente ricca perché grande
produttrice di grano. Nel documento di
concessione si dice espressamente in
ricompensa per i molteplici e rischiosi
servizi prestati alla Nostra Maestà con
serenità sia in Sicilia che in Aragona.
La regina sbarcò a Trapani e durante
il suo viaggio, rischioso e non senza
contrasti, verso la capitale dell’isola
si fermò a Castellammare, accolta dal
barone Guglielmone Peralta.