SeaCastle Magazine SeacastleMagazine n.2 agosto 2017 | Page 20

LE DONNE DELLA NOSTRA STORIA / WOMEN OF OUR PAST La contessa Beatrice, signora del mare dello storico Giuseppe Vito Internicola F u una donna energica, dotata di caparbietà, forza di carattere e notevoli abilità gestionali. Apparteneva alla famiglia dei Rosso Spatafora ed era ereditiera della contea di Sclafani e della baronia di Caltavuturo. Sposò nel 1464 Carlo De Luna, conte di Caltabellotta. Il conte era anche titolare del castello e della baronia di Castellammare, mentre il caricatore era di pertinenza di suo fratello Sigismondo. Beatrice fu protagonista di un caso clamoroso. Nel 1473 abbandonò il tetto coniugale e si ritirò nel suo castello di Sclafani. Fece chiudere le porte del castello quando il marito tentò di raggiungerla, rifiutando ogni ulteriore rapporto con lui. Il conte Carlo fece immediatamente causa contro di lei, perché aveva abbandonato il tetto coniugale, chiedendo di poter tornare nella pacifica possessione della moglie. Beatrice in precisa risposta chiese l’annullamento del matrimonio perché lo stesso non era stato consumato per impotenza dello sposo. La contessa, su decisione del tribunale, fu sottoposta alla visita di sette ostetriche oneste e di chiara fama, che dichiararono sotto giuramento sui Sacri Evangeli che Beatrice era ancora vergine. Il tribunale, pertanto, procedette all’annullamento del matrimonio. Le sorprese non finirono qui. A meno di un mese dalla sentenza la contessa Beatrice stipulò contratto nuziale con l’ex-cognato Sigismondo De Luna. Beatrice portava in dote Sclafani e Caltavuturo, Sigismondo prometteva alla futura sposa, in caso di scioglimento del matrimonio e se lui fosse morto prima di lei, la terra di Bivona ed il porto di Castellammare. Il matrimonio poco dopo si celebrò (1476). Carlo De Luna uscì umiliato dalla vicenda e fu costretto anche a restituire la dote alla ex-moglie. Non perdonò mai al fratello di avergli in pratica sottratto la moglie. Così, infatti, andava dicendo: “poi che era entrato satanasso intro lo so corpu, diedi opera di livarimi la dicta Beatrici ed avirila ipsu pi mughieri e privarimi accussi di ogni unuri”. Sigismondo De Luna non poté godere a lungo del matrimonio. Quattro anni dopo (1480) morì, dopo che gli erano 20 S ea C astle M agazine già nati due figli. La contessa Beatrice sulla base del contratto matrimoniale stipulato col marito, alla sua morte, divenne titolare del caricatore di Castellammare. Fu signura di lu mari di Casteddu a mari dal 1480 al 1520. Solo alla sua morte il figlio Giovan Vincenzo ebbe concesso da Carlo V il caricatore, col titolo di signore del mare di Castellammare. Intanto il castello e la baronia erano stati venduti da Carlo De Luna gli Alliata. La vicenda vissuta dalla contessa pone numerosi interrogativi. Come mai un matrimonio voluto da due illustri famiglie, anche per unire i ricchi patrimoni feudali, era entrato in crisi? Effettivamente Carlo De Luna era impotente o tale accusa era stata costruita per mascherare l’interesse di Beatrice per Sigismondo? Beatrice, costretta a sposare un uomo che non amava, scelse la difficile strada della richiesta dell’annullamento per potere sposare l’uomo di cui si era invaghita? Un comportamento simile (si direbbe quasi molto moderno!) da parte delle donne era allora assai raro. E’ stata avanzata un’altra ipotesi. Il fallimento del matrimonio tra Carlo e Beatrice (assenza di prole, forse impotenza dello sposo) portò in una situazione di crisi uno dei lignaggi più rilevanti per ruolo e per patrimonio in Sicilia. Fu lo stesso clan familiare dei De Luna, ovviamente con l’assenso del re, ad imporre a Beatrice di sposare l’ex-cognato Sigismondo. Sigismondo era allora un personaggio di primo piano a cui erano stati conferiti incarichi di rilievo, come quelli di secreto e di maestro portulano di Sicilia, dopo una carriera militare prestigiosa svolta al fianco del re nelle terre spagnole. Poteva meglio e con più successo del fratello Carlo portare avanti l’onore e le fortune della famiglia. L’intera operazione ebbe un regista nascosto: Pietro De Luna, arcivescovo di Messina, fratello di Carlo e Sigismondo, personaggio molto influente a corte.E’ interessante seguire le ulteriori vicende della contessa Beatrice. Era tale il prestigio di cui godeva che la volle quale sposa Gaspare De Spes (1483), nominato viceré di Sicilia a vita. La contessa portò in dote per il matrimonio il caricatore di Castellammare. Curò molto l’educazione dei figli e preparò con mosse azzeccate il loro futuro, facendoli sposare con rampolli di uno dei casati più ricchi, quello dei Moncada. Si preoccupava molto delle gestione dei suoi territori, avvertiva le situazioni di pericolo, come la diffusione delle peste o l’imminenza di incursioni barbaresche, disponendo un efficiente servizio di vigilanza. Gestiva con abilità il commercio del frumento, assicurando dai suoi caricatori regolari rifornimenti alla Catalogna. Non fu travolta dalle vicende successive di Gaspare De Spes, che fu destituito e privato dei suoi beni (1488). Quando il marito fu riabilitato, ma trattenuto in Spagna, fece da suo procuratore per la gestione del castello e caricatore di Roccella e dei castelli di Termini e Milazzo. Il re in molte occasioni mostrò fiducia nei confronti della contessa.Ascoltava le sue suppliche, le concedeva volentieri grazie e benefici o le assegnava speciali incarichi. Anche il figlio Giovan Vincenzo De Luna, che intanto si era fatto strada, godeva del favore del re. Lo chiamò a fare prima lo stratigoto di Messina e, poi, addirittura il presidente del regno. Volle, inoltre, che a Giovan Vincenzo toccasse la contea di Caltabellotta, anche se Carlo De Luna per testamento l’aveva lasciata in eredità a sua sorella Eleonora.