tavo a darti qualche suggerimento. In fondo faccio la redattrice! - È così che ti nascondi tra gli umani, allora? - Le storie dell’orrore sono il mio cibo preferito e le redazioni il mio terreno di caccia. Ma non temere: non finirai come
Paul. Avresti un pessimo sapore. Si inarcò all’indietro, caricando il colpo con la mazza da baseball. Allora scattai: distesi le gambe e le ruotai con forza,
colpendola dietro le ginocchia. Lei lanciò un urlo e cadde al
suolo, battendo la testa. Ebbi qualche istante per strisciare
verso la pala e strofinare il nastro adesivo che mi serrava i
polsi sull’orlo affilato dell’attrezzo, poi un colpo sferrato con
forza sovrannaturale mi scagliò lontano. Per poco non persi
i sensi, ma l’urto aveva rotto il nastro già indebolito. Lasciai
che si avvicinasse di nuovo, poi con un calcio le spinsi addosso una montagna di scatoloni. Mentre era ancora sepolta mi liberai le caviglie, poi presi la pala e la colpii sul collo,
usandola come con una spada. Ripetutamente.
Chiamai la polizia. Quando si presentarono gli agenti cercai
di abbozzare una spiegazione razionale. Fui arrestato. Ci fu
un processo: la pubblica accusa semplicemente non riuscì a
convincere la giuria che uno scrittore fallito come me avesse
potuto far fuori tutta quella gente, e per quanto incredibile
potesse essere, alla fine la colpa venne addossata a Megan.
Venni liberato. Mentre ero dentro, però, la casa editrice mi
aveva licenziato per non essere associata ad un caso di omicidio plurimo aggravato. Ne fui felice, motivo per cui non accettai l’offerta di essere reintegrato nello staff a innocenza
dimostrata.
Nonostante i ricordi di quella notte mi perseguitino tuttora,
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