de che poi attacca nel suo secondo lavoro da pacifista. Non
ce l’ho con lui, anzi, a conoscerlo è come vederlo in scena, un
adone brillante! Per il resto, poi, gli va bene finché il mercato
continua a premiare l’incoerenza …
R.S. Cos’è per te la celebrità?
Z. Un modo come un altro per dare sfogo alla duplicità del
proprio ego. Da una parte messia, e…
R.S. E?
Z. … E dall’altra, una puttana. Già. Soddisfi qualcuno con la
tua musica. Gli dai a intendere che tu sia la tua musica. Gli
fai scegliere la fantasia per raggiungere l’orgasmo e ti inventi
giochetti per dargliela a bere. Fai così, per farti mettere sempre una buona quantità di soldi nelle mutandine. Intanto ti
scordi chi sei tu e per quale vera ragione hai seguito la musica. E un bel giorno, ti ritrovi con la chitarra nella mano sinistra, e nell’altra … Che c’è nella mano destra? Demerol? Mh!
Vediamo come suona!
Cos’è la celebrità, un’arma a doppio taglio, ci finisci sotto come
niente. La celebrità, come la felicità, “è una pistola calda”, come
diceva John Lennon.
R.S. E cosa mi dici del tuo rapporto di vecchia data con
David Bowie?
Z. Ha ragione Bono, quando lo definisce “L’Elvis inglese”! Ha
rivoluzionato l’idea di ‘uomo-performer’! Ha creato la performance come rottura ed esaltazione dell’anticonvenzionale.
Lui ha dato vita al primo punk!
Io lo conobbi proprio nel ’77, a Berlino. Era al suo picco. Io
ero in tourné e mi trovavo proprio lì negli stessi giorni. Approfittando di un pomeriggio libero, sgattaiolai oltre il check
point, in quel surreale avamposto militare in mezzo alla città,
tra neve e auto fracassate. Così me ne andai nella parte est,
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