po. Una volta rientrato avrebbe dovuto indagare su chi fosse
il sottufficiale delle SS morto all’ingresso, ma la possibilità
che fosse uno dei tanti soldati deceduti nei successivi mesi
di guerra non era una speranza vana. Forse anche il capitano Von Spee avrebbe avuto in ogni caso un destino simile. Si
promise di studiare meglio la prossima missione: non avrebbe tralasciato più nulla, nemmeno ciò che all’apparenza gli
fosse sembrato scontato o insignificante.
Infine guardò l’orologio di Fabian. Trasalì come se avesse visto un fantasma. - Non è possibile. Aprì la cassa d’argento e vi lesse l’incisione: con eterno amore, Ludwig.
Non si trattava di un pezzo simile, era proprio il suo!
Prese l’orologio dal panciotto e se lo vide svanire proprio
davanti agli occhi, come se fosse un semplice ologramma.
Anche la sua mano divenne trasparente e iniziò a scomparire.
Come era possibile? La morte di Fabian non poteva influenzare la sua esistenza futura; la sua famiglia di cognome… Ma
in quel momento gli sovvenne perché avrebbe dovuto ricordare il nome Von Spee: si trattava di quel lontano antenato emigrato dalla Germania alla fine della seconda guerra
mondiale.
Comprese in quel breve lasso di tempo che non avrebbe mai
terminato la riparazione.
L’equilibrio del tempo è precario, ripeté mentre il proprio
corpo si smaterializzava.
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