Era quindi ovvio che l’ammiraglio Canaris fosse a conoscenza di qualcosa d’importante su questo fantomatico ometto.
Nella testa gli rimbombarono le ultime parole di Herr Schmidt: - Deve morire prima di Hitler, è fondamentale per l’esito dell’intera operazione.Non aveva altra scelta.
D’altra parte, forse l’orologiaio voleva che lui fuggisse proprio per impedirgli di intervenire.
No, non sarebbe scappato. Avrebbe fermato l’orologiaio, anche a costo della propria vita.
20 luglio 1944, ore 12.49. Tana del Lupo. Prussia Orientale.
Fabian Von Spee non aveva avuto difficoltà a trovare una Lüger in una delle baracche dell’ampio complesso. Avrebbe potuto prendere anche altre armi ma, per non destare sospetti e muoversi indisturbato all’interno della Tana del Lupo,
aveva optato per la pistola. Semplice, efficace e di ordinanza.
Aveva anche cercato invano una sigaretta, sembrava impossibile stemperare la tensione e agognava una buona boccata
di fumo più di ogni altra cosa.
Alcuni soldati vagavano per il complesso senza meta, mentre
la maggior parte si erano dedicati con solerzia a difendere
il perimetro del campo, onde evitare che qualcuno potesse
entrare o uscire.
Ma Fabian non aveva alcuna intenzione di scappare. Approfittando della confusione si era avvicinato alla baracca dove
erano avvenute le esplosioni. All’esterno i militari avevano
raccolto alcuni corpi inerti, martoriati dalle schegge; riconobbe tra loro il generale Rudolf Schumdt e il generale Gunther Korten, ma di Hitler non vi era traccia.
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