Von Stauffenberg abbassò lo sguardo per sincerarsi che la
posizione non fosse mutata e, per fortuna, così era.
Ma al suo fianco comparve l’attendente di Keitel, il quale
sembrava essersi accorto del possibile impedimento della
valigetta e fece per prenderla.
- Chiedo scusa, - lo interruppe sottovoce Von Stauffenberg
- ma aspetto una telefonata importante. - L’accompagno, Herr Oberst. - rispose prontamente l’attendente.
I due lasciarono la stanza.
È fatta, pensò il colonnello, cercando di non tradire la tensione che gli rimescolava lo stomaco.
Ora non gli rimaneva che fare la chiamata al generale Fellgiebel, che avrebbe dovuto dopo l’esplosione interrompere
tutte le comunicazioni da e per la Tana del Lupo.
Arrivato nella stanza adiacente sollevò il ricevitore. Lanciò
un’occhiata oltre la sua spalla sinistra e vide che l’attendente di Keitel stava tornando nella stanza della riunione.
Quando all’altro capo rispose Fellgiebel , diede il segnale
convenuto e riagganciò il ricevitore.
Non aveva molto tempo. Von Haeften era rimasto alla macchina, pronto a lasciare la Tana del Lupo per raggiungere
l’aereo che li avrebbe riportati a Berlino e dare così via all’operazione Valchiria.
Uscì di fretta, non era sicuro di quando sarebbero esplose le
bombe, di certo a breve.
Si rese conto di non aver preso il berretto. Allungò il passo.
Diede una rapida occhiata dietro di sé e poi verso i soldati di
guardia al perimetro est davanti al filo spinato; passò anche
di fianco a un crocchio di ufficiali, ma nessuno sembrò pre-
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