Intermittenze
di Fabrizio Fangareggi
“Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo”
Anonimo
Buio, luce, buio, luce. Intermittenza.
Quando aprii gli occhi ero in stato confusionale: il respiro
corto, la vista appannata, la mente vuota e arida, lo stomaco
sottosopra.
Il flusso di pensieri e ricordi arrivò repente, violento come
una marea inaspettata e improvvisa. Fui pervaso dalla reminiscenza.
Era il mese di settembre del 1944, non ricordavo bene il
giorno. Mi chiamavo Maximilian Volke ed ero seduto nella
cabina di pilotaggio di un Messerschmitt BF109K. Prima di
perdere il controllo mi aggrappai alla cloche. Le mie mani,
prive di guanti, erano grandi e forti; mani che avevano conosciuto il lavoro manuale. Non le riconobbi.
Dopo lo smarrimento iniziale afferrai i comandi con più naturalezza. Il nuovo tettuccio a goccia permetteva una visibilità
superiore ai modelli precedenti e godetti dell’ampio panorama: un cielo chiaro e opaco, nubi frastagliate che correvano
veloci e parevano inseguirsi. Per un attimo ebbi l’impressione di percepire il vento sferzarmi il viso, poi la carlinga subì
uno scossone improvviso e sentii la pressione aumentare;
un sibilo sinistro e innaturale riecheggiò in cabina, facendomi rabbrividire. Mi fischiarono le orecchie. La cloche iniziò
a vibrare e d’istinto la ruotai leggermente. Ritrovai l’assetto
quasi subito.
Passata la paura mi abbandonai completamente ai ricordi.
Così mi riportai sulla rotta prestabilita, intento solo a vivere
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