Amore e morte
di Luca della casa
Ci ho provato, annaspando, arrancando, infine ho perso la presa
ed è ricominciata la caduta nell’oscurità gelida.
Il suo volto disperato si allontana.
Persa per sempre. La storia della mia vita fatta di grandi occasioni, tutte irrimediabilmente mancate.
Niente paradiso, dunque. Il riposo sarebbe bastato.
Riposo eterno, per i disgraziati come me e il mio amore, sepolti
nell’eterno rimpianto.
I sotterranei del Lounge Lizard ricordavano l’astronave Solaris,
quella descritta da Lem, nella quale il disordine mentale trionfava su ogni logica organizzazione tecnologica.
Cavi, amplificatori e proiettori laser. Parti meccaniche e lamiere
contorte incrostavano i neri muri ricoperti di condensa.
Una moltitudine di monitors al plasma riversava immagini di
sesso, orrore, arte deviante, news e violenza sulla folla d’avventori pigiati nel salone.
Martellanti samples elettronici rimbombavano sotto l’alta volta
di cemento armato, mentre le ragazze in lucido latex color rosso
sangue, dietro il bancone di titanio, servivano da bere nei vapori
fluorescenti.
Nonostante il luogo non mi dispiacesse, non riuscivo a scrollarmi di dosso la mia perenne sensazione di disagio. In realtà non
mi trovavo bene da nessuna parte. Cominciavo ad avere la certezza di essere un componente difettoso. Un prodotto di serie
con qualche mal funzionamento strano.
Però, a quanto si diceva nei network, non ero il solo con la testa
imbottita di domande. Forse era per questo che i locali come il
Lounge Lizard, ritrovo d’emarginati, estremisti e traffici illegali,
erano in aumento. La polizia ne chiudeva uno, altri ne spuntava18