visto nel portale-specchio: uno scheletro. Valaraukar, in quanto
umano, non avrebbe mai potuto sopravvivere dopo un viaggio
del genere nelle acque maledette dell’Ithoragtan.
Adam alzò lo sguardo e si accorse dell’ambiente in cui si trovava:
tasti intorno a lui di ogni colore che si illuminavano a intermittenza; testi in caratteri non scritti con l’inchiostro ma appartenenti
a qualcosa di non umano, qualcosa superiore all’uomo ma che
solo l’uomo stesso poteva aver creato.
Il ragazzo poteva capire cosa dicevano quei testi: - Salve, figlio di
Coluiche-sussurra-nelle-tenebre. Questa è la Larva di Denebola.
Siamo diretti verso il pianeta Zshotegu. Mancano quaranta minuti all’arrivo - il testo si trasformò in un conto alla rovescia che
partiva proprio da quaranta.
Nel periodo in cui era allievo di Padre Abe, Adam aveva letto libri
che parlavano di civiltà di gran lunga più evolute dell’uomo che
si trovavano negli angoli più sperduti del cosmo, ammesso che il
cosmo abbia un inizio e una fine. Leggendo quei libri, Adam si era
interrogato su come fosse possibile la netta inferiorità dell’uomo; e si era anche detto che se gli uomini stessi, o meglio se
uomini con cattive intenzioni fossero riusciti a impossessarsi delle strumentazioni di quelle civiltà ignote o a conoscere le loro
dinamiche e la loro storia e a svelare il loro sapere, se ciò fosse
accaduto, la Terra si sarebbe trasformata da un lato in un pianeta
all’avanguardia, dall’altro sarebbe aumentata la possibilità che si
creassero conflitti tra gli uomini, ingordi e desiderosi di superare
gli altri in un’utile gara al mezzo più evoluto.
Ora che Adam conosceva il Male e che aveva visto l’abisso, ora la
cosa era diversa: e se il Fato l’aveva condotto in quell’ambiente
che non apparteneva né alla sua epoca né alla sua specie, qualco71