Incontrò lo sguardo di Dagmar, che lesse in lui, oltre a un’ovvia
incredulità, la resurrezione di quei sensi di colpa che lo avevano
rabbuiato pochi giorni dopo la morte di Elke.
- Cosa ti ha detto? Jonathan andò in salotto e prese da un mobile una pipa; dopodiché l’accese e iniziò a fumare nervosamente.
- Perché... perché stai fumando? T-Tu... tu hai smesso da tanti
anni e perché ora…? - Dagmar, sa tutto! Sa ogni cosa! - sbottò Jonathan - Ma la cosa
più assurda è che lui dice... lui crede di poterle parlare… e dice
di vederla e che lei gli fa compagnia ogni notte e che siede su
quel vecchio dondolo che le avevo regalato io e che voleva quella
bambola che… - Quale bambola? - Quella bambola con l’orso semi-rotto, ricordi? Ma l’avevamo fatta sparire e… e tutti i suoi giochi sono finiti in soffitta nel bauletto… tutti quanti! Come ha fatto a scoprirli? È stato lui a prendere
l’orso? E come faceva a sapere dove avevo messo la chiave? - Io te l’avevo detto - disse Dagmar.
- Che cosa? - Te l’avevo detto che quella barca era maledetta e che ci avrebbe
procurato delle sciagure! - Ah, finiscila! Parlare con i morti non ha mai fatto del male a nessuno! È che non riesco a spiegarmi come sia possibile… - Jonathan! Si comincia così, parlando con i morti, e si prosegue
con i riti di magia nera e con i sacrifici umani! Che cos’altro stai
aspettando? Che porti qui una congregazione di stregoni e che si
metta a invocare il demonio? Se prima credevo che qualcuno gli
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