- Oggi vado a pescare. Andrò verso Alltaf Kalt. - Lo sai - rispose Dagmar - che potrebbe ricominciare a nevicare
da un momento all’altro. Non è il caso di correre un rischio simile. - Cara, ascoltami - le disse allora Jonathan - ha nevicato per un
mese intero e oggi è uscito per la prima volta il sole dopo notti
che sono sembrate lunghe un’eternità. Se domani riprenderà a
nevicare può darsi che ci toccherà resistere con poche provviste
per altri due mesi. Nonostante le continue insistenze di Dagmar a rinunciare, Jonathan aveva preso il carretto con i cavalli, aveva inforcato sciarpa,
berretto e guanti di lana e nel mezzo della mattinata era partito
alla volta di Alltaf Kalt, promettendo a sua moglie di tornare in
tempo per la cena. Chiudendo la porta di casa alle proprie spalle, Dagmar si era immaginata se stessa con i capelli grigi, seduta
sulla poltrona a piangere la prematura scomparsa di suo marito,
dopo quella già straziante di sua figlia.
Alltaf Kalt, nella lingua locale, significava non a caso “sempre
freddo”. Jonathan però, era convinto di riuscire a rimediare un
discreto bottino nonostante le basse temperature. La sua barchetta, proprio quella con cui aveva pescato il pesce gigante la
sera della morte di Elke, era ancora lì dove lui l’aveva lasciata. La
neve l’aveva ricoperta, com’era prevedibile, per cui Jonathan dovette prima cospargervi del sale per sgombrarla. Il mare di Alltaf
Kalt era una tavola piatta.
Jonathan assicurò il carro con i cavalli sotto alcuni pini, anch’essi
tutti imbiancati, sperando di fare abbastanza presto da non doverli ritrovare morti assiderati. Si fece coraggio e iniziò a remare,
cercando di mantenere la vista della riva alle sue spalle.
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