SB Storie Bizzarre SB 23 | Page 25

reale quanto assurdo. Un contatto per poter confessare in modo filiale e sinistro le proprie indicibili colpe in nome della beltà, le vezzeggiate vanità ostentate, le scaltre competizioni offerte sull’altare del successo, la facilità del vivere, l’ignoranza come valore, la ricchezza che deriva dal corpo, i libri spavaldamente snobbati, la macchinosa furbizia insita nei giochi dell’immagine, la goliardica sicurezza nei confronti del mondo brutto, i calendari… Come in un’orrida sindrome di Stoccolma che precede l’oblio della morte. E sì, perché questo era ciò che esigeva l’altro lato dello specchio: la distruzione della personalità mediatica, prima ancora del corpo. Un pentimento registrato su cassetta e imposto con il terrore derivante da un insopportabile silenzio, interrotto solo da agghiaccianti grida di dolore. L’esame di coscienza derivante dalla consapevolezza della fine esigeva tempi interiori non influenzabili dal regista occulto. Un contatto con il proprio ego, riflettente, a senso unico e senza risposte confortanti, prima di rivolgere la propria violenta disperazione verso la fonte dell’orgoglio fisico o verso i compagni di quel viaggio allucinante. Essere stati nominati. Ma da se stessi. La ragazza non ebbe il coraggio di concentrarsi su tutte le scene plasticamente macabre che le si prospettavano dinanzi, mentre tremante calpestava laghi prosciugati di vomito e sangue lasciati lì da chi non aveva avuto più speranza se non nella indegna platealità di una naturale angoscia da offrire al carceriere. Il corpo emaciato di un ragazzo dalla barba incolta giaceva esanime su un divano di pelle gialla ornato da due ampie macchie di sangue solido e nero: su entrambe le braccia, all’altezza dei polsi, 25