ta a scacchi, poiché c’era dell’altro, c’erano in tutto questo delle creature innominabili che si sarebbero nascoste nelle viscere
del pianeta e che pian piano avrebbero assunto il controllo; e i
loro nomi impronunciabili erano Dhu’yithael, Mosanyac, Sthollelo, D’dartehoth, Rlineggog, Krlogggham, Bha-gorstt, Kiboguaug,
Man’lit, Mazhubog, Phuggha-tho, Abhanacyo, Losthotau, Aoig,
Ehon, Ephacak, Hilelol, Ihamepho, Kelot-zoshug, Krnaqugthome,
Le-ig, Rura, Nabboth, Photho-onisha, Rschuatsh; e l’elenco potrebbe continuare all’infinito e riempire pagine e pagine poiché il
cosmo è pieno di queste creature; e Abe vedeva che non tutti gli
uomini cercavano di opporsi a esse ma anzi le adoravano come
delle mostruose e blasfeme divinità; e per loro, per il loro dominio, sarebbero arrivati a scontrarsi con altri uomini, finché quelle
creature non avessero preso il sopravvento; e tutto questo era
possibile grazie a un portale magico che aveva spalancato il loro
passaggio sul globo terrestre, ormai infestato e infettato fin dentro il sottosuolo; l’artefice di questa visione, di questo risultato
abominevole altri non era che il giovane Adam, diventato il più
potente dei maghi; proprio quello che Gralamin aveva bramato
diventare e proprio il fuoco che aveva spinto lo stesso Gralamin
al ratto di Nerisaga; ma mentre Gralamin avrebbe avuto un ruolo marginale e sarebbe sparito subito di scena, Adam avrebbe
continuato a essere nominato e adorato da tutte le civiltà future,
anche da quelle che sarebbero giunte tra mille, cento, diecimila
millenni; e queste civiltà lo avrebbero chiamato: Mäwqh Osha
Saak-gaalrűd Phashali Hor-tan, formula oscura di cui nemmeno
uno come Abe poteva comprendere il significato, poiché questa
era la lingua di tutte le lingue, ovvero la lingua del Signore Oscuro.
Con il sonno massacrato da tali visioni, Abe infilò immediata-
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