c’era a malapena la possibilità di muoversi.
Le centurie ripresero ad avanzare seminando morte finché i
barbari ruppero lo schieramento e fuggirono.
I romani li incalzarono come ordinato da Druso fino al limitare
della foresta, poi ripiegarono camminando all’indietro
formando una testuggine. Grazie al diversivo molti legionari
in fuga raggiunsero il resto della coorte, compresa l’aquila
raccolta da un optio.
Ripeterono la manovra altre tre volte finché i germani non
ne ebbero abbastanza e si ritirarono tra gli alberi, lasciando
un tappeto di morti.
Druso e i suoi uomini rientrarono tra i ranghi ansanti e
coperti di sudore.
Il centurione cerco` di valutare le perdite e fortunatamente,
a parte qualche ferito lieve, non c`erano caduti.
Tutto intorno la situazione era completamente diversa.
Decine di feriti si lamentavano e urlavano al centro del
quadrato difensivo, molti erano privi di sensi. I centurioni
cercavano di riorganizzare gli uomini con urla, insulti e
generose dosi del loro bastone di vite, ma il caos era totale,
uomini che cercavano i compagni del proprio reparto, alcuni
chiaramente sotto choc fissavano il vuoto o non sapevano
che fare.
Druso si guardò intorno trattenendo il respiro, neanche
dopo le più cruente battaglie aveva visto dei legionari cosi`
terrorizzati, erano soldati di professione che passavano i
migliori anni della loro esistenza a combattere lontano da
casa, erano abituati a battersi contro i nemici più feroci,
che fossero gli spaventosi germani coperti di pelli che si
lanciavano sui nemici sbavando colti dalla frenesia, o gli
46