non andava oltre quello di un buon guerriero.
Il presunto Dio scoppiò in una risata sguaiata. La sua forma
pulsava di bagliori aritmici.
L’Orso Possente era sul punto di avventarglisi contro. Non
sopportava l’idea di essere schernito da quella misera entità.
- Sei giovane e inesperto, perdona la mia giovialità
immotivata. Sei nuovo di queste parti? Bboar si costrinse alla calma. Doveva approfittare
di quell’essere. Forse avrebbe potuto dargli qualche
informazione preziosa. Si limitò a fare un cenno affermativo.
- Ora tutto mi è chiaro. Per questo non hai compreso la mia
facezia! Il Nuovo Dio provò a parlare e si rese conto di quanto la cosa
gli risultasse difficoltosa. Quelle che un tempo erano suonate
alle orecchie dei suoi fedeli come sentenze inappellabili,
erano ora poco più che vagiti di un pargolo.
- Farsi burla di me può essere pericoloso. In realtà lo sforzo per proferire quella minaccia quasi lo
annientò.
La creatura si fece seria.
- Non è certo mia intenzione, amico mio. Sei libero di
credermi o meno, ma la tua alterigia non ha ragione
d’essere. Non qui! Un tempo ero anch’io un Dio Guerriero,
venerato e riverito da stuoli di postulanti, e guardami ora. Il bagliore che lo avvolgeva scomparve lasciando intravedere
una forma appena sbozzata. Una sorta di statua dai lineamenti
mal cesellati, erosi dagli elementi.
Bboar rovistò nella propria mente per trovare le parole
adatte. Non fu facile.
- Sono l’Orso Possente, esigo rispetto e pretendo da te delle
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