9 d.c. Insidias
di Angelo Rocca
Il centurione Caio Druso Domizio tolse l’elmo e si asciugò
la fronte umida mentre osservava il cavaliere lanciato al
galoppo che si avvicinava. Il soldato frenò il cavallo sollevando
zolle di fango e smontò al volo. - Abbiamo trovato qualcosa,
signore! - disse irrigidendosi nel saluto marziale.
Un mormorio si alzò tra gli uomini radunati li intorno.
- Finalmente! - Druso battè una pacca sulla spalla del suo
optio, - avanti Porzio, stavolta ci siamo, fai incolonnare gli
uomini che siano pronti a marciare fra un’ora. - Dopodiché
montò a cavallo, - mostrami cosa hai trovato, soldato! Il centurione inspirò profondamente l’aria umida, erano in
marcia da giorni al seguito della spedizione organizzata dal
governatore Publio Quintilio Varo per sedare la rivolta nei
territori dei Bructeri, e sebbene i romani si aspettassero
un accenno di resistenza o quanto meno un tentativo di
imboscata, finora non avevano incontrato anima viva.
Arminio, principe della tribù dei Cherusci, alleati di Roma,
sosteneva che chiaramente i germani non osavano contrastare
l’avanzata di tre legioni al completo e pertanto esortava Varo
a insistere penetrando ancor di più nella selva.
Druso osservò gli alberi colossali che li circondavano, tenendo
lontana la poca luce che filtrava dalle nubi. Quali uomini
potevano vivere in quel luogo dove il vento e la pioggia si
imponevano costantemente sulla luce del sole? Teutoburgo
era una foresta buia ed infinita e quel giorno non si udivano
gli uccelli cantare, ne gli insetti frinire.
La XIX Legione apriva la strada all’esercito romano, abbattendo
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