Saffo e le Altre al Mauriziano di Reggio Emilia Apr. 2014 | Page 7
ADA
NEGRI
PAROLE
A
MIA
FIGLIA
Figlia,
che
ridi
ai
figli
tuoi:
se
penso
al
tempo
in
cui,
per
nascere,
me
tutta
rompesti,
e
tale
fu
il
dolor
che
forse
meglio
la
morte,
e
tale
fu
la
gioia
che
nulla
essere
può
gioia
più
grande,
lontanissimo
ormai
sembra
quel
tempo,
e
più
di
sogno
che
di
verità.
Se
penso
che
tu
sei
vita
vivente
di
mia
vita
vivente,
e
che
m’illusi
dentro
l’anima
tua
fissar
l’impronta
di
me
stessa,
conosco
il
vano
errore:
so
ch’io
son
io,
che
tu
sei
tu;
diverse:
e
innanzi
a
questa
umana
legge,
antica
come
la
terra
che
ci
nutre,
piego.
Pure,
cessato
io
non
ho
mai
d’averti
fra
le
mie
braccia,
ad
onta
del
fuggire
degli
anni:
di
cullarti
sui
ginocchi,
d’accompagnarti
per
la
mano;
e
tu
così
farai
co’
tuoi
fanciulli,
e
un
giorno
soffrirai
com’io
soffro,
in
te
frenando
la
sofferenza:
in
te
dicendo:
“E’
giusto”.
Nel
caro
aspetto,
dal
fiorito
aprile
poco
mutasti.
E’
la
malia
canora
di
quella
voce,
sempre.
E’
quel
lucente
sorriso,
sempre.
E’
quella
grazia
strana
che
solo
nell’ardor
si
fa
bellezza
come
il
ramo
che
brucia
si
trasforma
in
mutevole
fiamma.
Sono
gli
occhi
d’allora,
in
cui
mi
perdo:
occhi
di
schiava
regina,
occhi
d’amore.
E