Saffo e le Altre al Mauriziano di Reggio Emilia Apr. 2014 | Page 3
Fa
freddo
e
Mac
è
riluttante,
lascia
a
me
l’avanguardia.
Ho
portato
il
telescopio
in
giardino.
E’
il
28
dicembre
del
1999
e
ho
appena
conosciuto
Saturno.
Ci
sono
le
Pleiadi,
fuori,
le
stesse
del
cielo
di
Saffo,
della
sua
notte
di
solitudine,
della
mia
interrogazione
in
storia
della
letteratura
greca,
in
prima
liceo,
vent’anni
indietro,
con
il
Professor
Magnino.
In
kilt
rosso
e
verde
a
declamare
a
memoria
il
frammento
di
Saffo,
colma
di
notte
vuota
di
luce.
“E’
sparita
la
luna,/le
Pleiadi.
Notte/alta./L’ora
del
tempo
varca./Io
dormo/sola".
Perché
ci
riconobbi
me
e
i
miei
giorni
di
adolescente
e
il
mio
tempo,
piccolo,
come
mi
sembrava,
che
diventava
eterno
nelle
parole
di
una
donna.
Perché
è
bello
ciò
che
si
ama,
è
il
cuore
a
scegliere
la
verità.
Ventisei
secoli
-‐
una
manciata
di
frammenti
-‐
dalla
sua
rivoluzione
dell’etica.
Chi
scrive
poesia
ti
mette
addosso
un’anima
nuova.
Chi
lo
fa
con
la
voce
di
donna
disarticola
il
quotidiano
delle
cose,
ritaglia
il
mistico
dall’abiezione.
Per
l’urgenza
di
mettere
al
mondo
ciò
che
il
mondo
vuole
tenere
nascosto.
“…
bisogna
lasciarla
essere/
scriverla
con
le
unghie/o
senza
mani/con
inchiostro/o
senza
carta/sulle
pareti/in
auto
…
“
(“Dove
duole
il
tempo”,
Maria
Guerra).
In
queste
pagine
c’è
la
voce
di
tante
donne,
diverse
per
tempo,
spazio,
che
hanno
detto
e
dicono
in
poesia.
Sono
appassionate
istanze,
nostalgie,
grida
d’angoscia,
illuminazioni.
Sono
donne
che
hanno
fatto
di
sé
testimonianza
perché
nulla
vada
perduto.
Maria Paola Langerano