RIVISTA VETRO Aprile-Maggio 2022 | Page 45

sebbene la sua rilevanza sia andata calando negli anni a vantaggio del continente asiatico . La Cina è diventata il primo partner commerciale della Russia con una quota del 18 % degli scambi nei primi undici mesi del 2021 , seguita dalla Germania con il 7,4 %. L ’ Italia è settima con il 3,9 %. La Cina ha fornito alla Russia macchinari per 35 miliardi di dollari ( pari al 54 % del totale ), prodotti del tessile e abbigliamento , metalli e mezzi di trasporto . Le esportazioni russe sono per tre quarti costituite da minerali . Anche dai Paesi della UE arrivano macchinari , ma per soli 27,2 miliardi di dollari ( 32 %), seguiti da mezzi di trasporto , prodotti chimici e agroalimentari . L ’ export russo verso la UE è dato per oltre la metà da minerali , seguiti da merci varie e metalli . La Russia è poi un importante fornitore di materie prime per l ’ industria più avanzata con il titanio , il palladio , l ’ alluminio e il nickel . E l ’ Ucraina produce l ’ 80 % delle forniture mondiali di un materiale di base usato nella tecnologia al laser che serve per produrre i semiconduttori più avanzati . Uno stop potrebbe avere pericolosi effetti a catena in tutta la filiera dei microchip e dei macchinari . Secondo un documento della Confindustria sulle conseguenze della crisi in Ucraina , citato dal quotidiano “ Il Messaggero ”, nel 2021 la Russia è stata la destinazione dell ’ 1,5 % delle esportazioni di merci italiane e l ’ origine del 3 % delle importazioni . Oggi l ’ Italia esporta verso la Russia 7 miliardi di prodotti e ne importa 12,6 miliardi , in particolare gas e materie prime . Si tratta dunque di circa 20 miliardi di interscambio . Il peso del mercato russo per gli scambi italiani , ricorda Confindustria , è molto diminuito rispetto al 2012-2013 per effetto delle sanzioni scaturite dopo l ’ annessione della Crimea , ma non solo . Dieci anni fa la Russia era destinazione del 2,7 % dell ’ export italiano e origine del 5,2 % dell ’ import . Nonostante ciò , nel 2019 le imprese esportatrici italiane in Russia erano oltre 11mila . I settori industriali colpiti dalle conseguenze della guerra sono parecchi . Si va dai macchinari industriali , la principale voce dell ’ export italiano verso Mosca ( 40 % del totale , pari a 3,9 miliardi di fatturato nel 2019 ) al farmaceutico ( 20 % dell ’ export , circa 1,9 miliardi ). Poi il tessile ( 15 % con circa 1,5 miliardi ) che comprende le esportazioni ad altissimo valore aggiunto del “ sistema moda ”. Per finire col turismo e l ’ agroalimentare , quest ’ ultimo ( un po ’ meno di 1 miliardo ) già duramente ridimensionato dopo le sanzioni del 2014 . Il blocco degli scambi commerciali rischia di colpire anche le costruzioni : il sistema casa rappresenta la quinta voce del nostro export , con un fatturato totale di 863 milioni nel 2019 . Sul fronte dell ’ automotive , invece , il peso dell ’ Italia è ridotto . I principali
Paesi fornitori della Russia sono Germania , USA , Regno Unito , Slovacchia e Giappone , mentre l ’ Italia si collocava nel 2019 al 13 ° posto , con una quota di mercato di poco inferiore all ’ 1 %. Dal lato dell ’ import italiano , l ’ importanza delle merci russe si concentra in pochi settori , ma purtroppo si tratta di settori chiave . Circa un quinto degli acquisti italiani all ’ estero di gas e petrolio , ricorda Confindustria , è di provenienza russa . In particolare , il peso del gas raggiunge il 42 % e quello del petrolio il 13 %. Inoltre , la Russia è origine di più di metà dell ’ import italiano di carbone e lignite , di circa il 15 % dei prodotti petroliferi e di quasi il 7 % dei metalli di base . Anche l ’ industria alimentare italiana è a forte rischio . Importiamo ogni anno 120 milioni di chili di grano dall ’ Ucraina e altri 100 milioni dalla Russia . I prezzi dei cereali hanno toccato livelli mai visti , ma la cosa peggiore è il blocco delle esportazioni - disposto da Mosca già prima della guerra - dei componenti base dei fertilizzanti , per i quali la nostra agricoltura dipende quasi completamente dalla Russia . Infine , sono molte le imprese italiane che hanno investito in Russia e ora vedono a rischio i propri investimenti . Nel 2020 il totale dei capitali italiani investiti in Russia è stato pari a 11,5 miliardi , il 2,4 % dello stock italiano di capitali investiti nel mondo . I capitali italiani hanno creato 442 sussidiarie italiane a Mosca che occupano 34.700 addetti e producono ricavi per 7,4 miliardi . Invece le risorse russe in Italia ammontano a 552 milioni , appena lo 0,1 % del totale di capitali esteri ricevuti dall ’ Italia dal resto del mondo . I capitali russi investiti in Italia hanno comunque registrato una dinamica in crescita . Ogni guerra è causa di morte e incalcolabili sofferenze umane , e solo per questo deve essere condannata con la massima fermezza . Poi vengono i danni economici , e anche per essi oggi è impossibile quantificarne la dimensione finale . Tutto dipenderà dagli sviluppi della crisi , dal tempo che durerà , dalla qualità e dalla quantità delle sanzioni che verranno comminate alla Russia e dalle possibili ritorsioni , come la chiusura dei rubinetti dei gasdotti o altre più pericolose forme di escalation . E , per concludere , occorrerà capire il reale effetto delle sanzioni se è vero , come alcuni esperti sostengono , che dal 2014 ( invasione della Crimea e primo timido round sanzionatorio ) la Russia da un lato ha costruito un sistema di difesa autarchica che la rende assai meno sensibile alle restrizioni occidentali , dall ’ altro si è procurata un back-up commerciale , finanziario e in parte tecnologico stringendo i legami con la Cina , incluso un sistema di gestione dei pagamenti internazionali alternativo a Swift .
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