Rivista Cultura Oltre- Giugno 2018 - 6° numero rivista-cultura-oltre GIUGNO 2018 - 6^ numero | 页面 3
Editoriale: “La fragilità ricorrente”
di Maria Rosaria Teni
“Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine,
come comunicare con gli altri.”
Da Il mestiere di vivere. Diario (1935-1950), Einaudi, Torino, 1952.
Ancora profondamente turbata dalla notizia appresa in questi giorni della perdita di
Alessandra Appiano, una scrittrice sensibile e delicata, attenta alle sfumature
dell’universo femminile e dotata di un’eleganza d’altri tempi, pur mantenendo un certo
distacco dinanzi alle forme di curiosità o di speculazioni spicciole, ciò che mi sta a cuore
comunicare, in questo editoriale, è la consapevolezza di quanto, in realtà, ognuno di noi,
nella propria solitudine, combattendo quotidianamente con i propri tormenti e travagli
interiori, non sia mai conoscibile e si avvalga necessariamente di armature che tentano di
difenderlo e lo schermano dagli occhi di superficie. Oggi più che mai le parole di Cesare
Pavese, poste in epigrafe. risultano quindi di un’attualità disarmante. La solitudine che
attanaglia l’uomo, o anche il giovane, che ancor privo di punti di riferimento si trova a
vivere spesso la propria parabola adolescenziale senza poter condividere con alcuno i
dubbi e mille problemi che scaturiscono da questo percorso impegnativo, è sempre in
agguato, pronta a insinuarsi, a fornire uno pseudo rifugio che finisce col diventare
un’illusoria situazione di comodo. Paradossalmente, il problema della comunicazione si
risolve frequentemente in una non comunicazione o meglio in una comunicazione
artificiale o mediata che fondamentalmente alimenta ulteriormente il proprio stato di
solitudine. La meditazione silenziosa si nutre a volte di fantasmi, di sogni irrealizzabili
che diventano dominanti al punto da condurre ad una realtà alienata. Mi viene in mente
un altro pensiero di Pavese che, nel suo Diario, scrive: “Passavo la sera seduto davanti
allo specchio per tenermi compagnia” e mi fa pensare a quanto la solitudine possa
assumere una strana caratteristica ambivalente. Spesso apprezzata perché offre giaciglio
a riflessioni e pensieri rassicuranti, ma assai più spesso diventa un muro, assume contorni
invalicabili che conducono inevitabilmente sulla strada di un solipsismo esasperato ed
esasperante che sfocia in autentico isolamento, manipolato da una spirale di pensieri
turbolenti e alienanti. Come non restare sconvolti, dunque, quando ci si accorge che, pur
nella sconfinata libertà che offre l’universo della scrittura e dell’arte in generale, con la
possibilità di inventare mondi e personaggi e farli diventare reali, intessere trame e creare
paesaggi che si popolano di tante anime che parlano, vivono, soffrono, ebbene anche uno
scrittore o un poeta o chiunque eserciti il suo speciale ingegno, in realtà è schiacciato dal
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