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EDITORIALE: “Cinquant’anni dopo”
di Maria Rosaria Teni
“Formidabili quegli anni…” – recita il titolo del libro che Mario Capanna ha
scritto sul Sessantotto e che, parafrasando, mi dà lo spunto per ricordare un
momento storico di grande valenza e che ha ancora più importanza
nell’editoriale che vede la luce oggi, 4 marzo 2018, giorno in cui il nostro
paese è chiamato al voto per il rinnovo del Parlamento.
Sono trascorsi cinquant’anni dal 1968, anno che ha vissuto un fermento
politico e sociale di portata straordinaria e, nel momento in cui si
confrontano le lotte studentesche, le rivendicazioni che coinvolgevano la
società tutta con grande mobilitazione di persone sollecitate da problemi
diversi, con la situazione attuale, si ha l’impressione di appartenere, in
questo preciso tempo storico, ad una realtà artefatta e a tratti paradossale,
con la sensazione di vivere in un mondo diverso, ben più lontano di
cinquant’anni fa.
Tralasciando la sfera prettamente politica, ciò che colpisce del ’68 è,
soprattutto, la forte partecipazione popolare, la fede negli ideali di
eguaglianza, libertà e dignità allora presenti; la consapevolezza di
appartenere ad un gruppo, ad una classe sociale e la forza di esprimere le
proprie aspirazioni a costo anche di impegnarsi in prima persona e secondo
la propria coscienza erano i principi ispiratori di molte persone che
appartenevano al movimento sessantottino.
Oggi, due sono le domande che nascono in seguito a questa breve riflessione
e che scaturiscono all’indomani del ’68:
reclamare la libertà ha portato ad un cattivo uso della troppa libertà?
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