Rivista Cultura Oltre 10° numero - Ottobre 2019 Rrivista Cultura Oltre - 10° numero- Ottobre 2019 | Page 22

Dino Campana – Poeta (Marradi 1885 – Castel Pulci, Firenze, 1932). Fi- glio di un maestro elementare, rivelò presto indole inquieta e straordinaria sensibilità. Dopo il liceo a Faenza, frequentò corsi di chimica all’univ. di Bologna e a Firenze. Ma, incapace di adattarsi alla normalità (per le sue stravaganze ebbe a che fare spesso tanto con la polizia quanto con le istitu- zioni psichiatriche), preferì viaggiare (l’Italia settentrionale, la Svizzera, Parigi nel 1907; un avventuroso viaggio in Argentina nel 1908; frequenti vagabondaggi in Toscana) e coltivare una prepotente vocazione letteraria, i cui primi frutti apparvero (1912–13) su fogli goliardici a Bologna. Fre- quentò poi per qualche tempo (1913–14) i circoli fiorentini della Voce e di Lacerba. Andato smarrito il manoscritto di prose e di versi che aveva pre- sentato a Papini e Soffici per un giudizio (ritrovato tra le carte di Soffici nel 1971, fu pubblicato in ed. anastatica: Il più lungo giorno, 1973), ricompose i testi a memoria e li pubblicò a sue spese presso un tipografo di Marradi (Canti orfici, 1914). Dopo una turbolenta relazione con Sibilla Aleramo (1916–17), di cui resta la testimonianza del carteggio (Lettere, 1958), altri viaggi e un tentativo fallito di arruolarsi in occasione dell’entrata in guerra dell’Italia, finì i suoi giorni nel manicomio di Castel Pulci, dove fu ricove- rato nel 1918. Nei suoi Canti orfici, raccolta di poesie, di prose liriche e di frammenti (2 a ed. ampliata, a cura di B. Binazzi, 1928; 5 a ed., con aggiunta di scritti sparsi o inediti, a cura di E. Falqui, 1960), un impressionismo pae- sistico, affine a quello dei vociani, lievita spesso in un simbolismo denso e ardente, che ricorda A. Rimbaud (soprattutto quello delle Illuminations), suo poeta prediletto insieme con Baudelaire. Discontinua come risultati poetici, nutrita degli echi di una educazione letteraria che include Carducci e D’Annunzio, Nietzsche, il decadentismo francese e il futurismo giocoso di un Palazzeschi, l’opera di C., per l’intensità visionaria, per la lirica sug- gestione del suo linguaggio analogico, ha avuto largo influsso sulla poesia italiana successiva, in particolare su quella ermetica, e, per l’indicazione, che vi si è scorta, di radicale opposizione agli istituti letterarî, sulle genera- zioni di poeti formatesi dopo gli anni Sessanta. Ancora da ricordare: Tac- cuinetto faentino (post., 1960) e Fascicolo marradese inedito (post., 1972). [Enc. Treccani] 21