relazione san zeno 2017 | Page 7

La condizione di povertà di un bambino mette in gioco tutte le sfere della sua crescita e può alimentare la catena intergenerazionale della povertà. Una delle dimensioni più gravi e inesplorate della povertà minorile è quella che si può definire povertà educativa, ovvero la privazione, per i bambini e gli adolescenti, della opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

La povertà educativa si manifesta come privazione delle competenze cognitive, fondamentali per crescere e vivere in una società contemporanea sempre più caratterizzata dalla rapidità dell’innovazione e dalla conoscenza; ma si traduce anche nel mancato sviluppo delle capacità cosiddette “non-cognitive” quali la motivazione, l’autostima, le aspirazioni ed i sogni, la comunicazione, la cooperazione, l’empatia, che sono altrettanto fondamentali per la crescita dell’individuo ed il suo contributo al benessere collettivo.

Partendo da questo assunto, la povertà educativa, così come la povertà materiale, ha carattere

multi-dimensionale. Secondo il rapporto annuale di Save the Children, è possibile identificare almeno quattro dimensioni della povertà educativa:

1. Apprendere per comprendere, ovvero per acquisire le competenze necessarie per integrarsi positivamente nella società.

2. Apprendere per essere, ovvero per rafforzare la motivazione, la stima in se stessi e nelle proprie capacità, coltivando aspirazioni per il futuro e maturando, allo stesso tempo, la capacità di controllare i propri sentimenti anche nelle situazioni di difficoltà e di stress

3. Apprendere per vivere assieme, o la capacità di relazione interpersonale e sociale, di cooperazione, comunicazione, empatia, negoziazione. In sintesi, le capabilities essenziali

agli esseri umani in quanto individui sociali.

4. Apprendere per condurre una vita autonoma ed attiva, rafforzare le possibilità di vita, la salute e l’integrità, la sicurezza, come condizioni ‘funzionali’ all’educazione.

Colpendo i minori nel periodo più vulnerabile della loro esistenza, la povertà educativa determina uno svantaggio che difficilmente potrà essere colmato nell’età adulta. Uno svantaggio determinato dalla ‘lotteria della natura perché in gran parte ‘ereditato’, ovvero associato alla situazione socio-economica della famiglia, al luogo geografico in cui i bambini nascono e crescono, alla disabilità, al genere. Un’eredità che si trasmette di generazione in generazione, perché i bambini che nascono in condizioni di povertà materiale oggi e che vengono privati delle opportunità di apprendere a conoscere se stessi, gli altri, il mondo, ad avere una vita autonoma ed attiva, rischiano di diventare gli adulti in condizione di povertà ed esclusione di domani. Come rilevato da un recente rapporto dell’OCSE, l’aumento della disuguaglianza di reddito delle famiglie è una delle cause principali della bassa crescita economica, in particolare in Italia, proprio perché alimenta a sua volta disuguaglianze di opportunità educative tra i giovani, reprime talenti, ingabbia capacità vitali per lo sviluppo economico e sociale del paese.

Tra i quindicenni che vivono nel 20% delle famiglie più disagiate (o primo quinto), più di un terzo non raggiungono i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, rispetto a meno del 10% delle famiglie con i livelli socio-economici e culturali più elevati (ultimo quinto o ‘top 20%’). Questi ultimi ottengono risultati ai test PISA eguali alla media degli studenti di paesi come Singapore e Giappone, in testa alla classifica mondiale, e distanziano di quasi 100 punti i loro coetanei italiani che vivono in famiglie svantaggiate (i quali, a loro volta, hanno performance simili alla media degli studenti di paesi come Bulgaria o Romania, in fondo alla classifica europea).

cos'è la povertà educativa?