ELENA ARVIGO, DALLA TV ALLA PROVA DI PSYCHOSIS
“Torno alle mie radici, canto senza speranza al confine”. Sarah Kane nella sua
ultima lettera prima del suicidio ( nel 1999 a 28 anni) scrive con tutta l’onesta
che ha nelle viscere “4:48 Psychosis” il suo testo cult, “una lirica cruda, che
urla la diversità, l’assenza, un dolore che nessun medico può guarire”. Un
monologo tenero e violento interpretato da Elena Arvigo ( 35 anni) chiamata
ad inauguare la stagione del Teatro Libero. Una prova d’attrice
importante per chi come lei è passata da registi impegnati
come Valerio Binasco ai set televisivi de “La Piovra”. “ Mi ha
ridato il senso e la responsabilità del fare teatro” , dichiara.
La stessa che Sarah Kane viveva con la sua scrittura :” la funzione del teatro
è quella di far sperimentare la tragedia attraverso l’arte”. Credo che la gente
e il nostro futuro possano cambiare, è per questo che scrivo ciò che che
scrivo”.
Un teatro della speranza dunque, firmato da una donna che soffre la
stanchezza del vivere. “Nessuna poetessa maledetta o tanto meno folle”, dice
l’attrice, sola sul palco-cantina del suo sentire tra qualche sedia e pochi
oggetti. Una sorta di tunnel che ricorda “Alice nel Paese delle meraviglie” o
meglio “ Alice underground”. Un monologo che parla di indentità e rifiuto,
amatissimo dalle donne, “i maschi invece lo temono”, afferma Elena Arvigo,
“forse perché mostra il lato più segreto e ossessivo dell’universo femminile”.
Ma a che cosa si riferisce quel 4:48 del titolo? “ è l’ora dei suicidi secondo le
statistiche, quelle in cui la stanchezza della notte insonne si fa sentire mentre
l’ansia di affrontare una nuova giornata è in arrivo.”
Livia Grossi
14 settembre 2012