146 RAPPORTO COOP 2014 > CONSUMI E DISTRIBUZIONE
tivata tipicamente dall’evasione fiscale), porta
l’Italia a totalizzare il triste record di un 27,4%
di economia “nascosta”, illegale e sommersa,
la cui dimensione è peraltro cresciuta negli
anni della crisi.
Si tratterebbe di un ammontare di risorse
quantificabile in circa 170 miliardi di euro per
la sola parte riferibile alle attività illegali e di oltre 420 miliardi di euro per il complesso delle
attività nell’ombra.
In molti ricorderanno il famoso “sorpasso”
dell’Italia al Regno Unito, conseguito nel 1987
grazie all’inclusione dell’economia sommersa
nelle misurazioni del Pil: in una sola notte, il Pil
italiano crebbe del 18% e l’Italia fu proiettata al
quinto posto della graduatoria mondiale, scalzando il Regno Unito, alle spalle di Stati Uniti,
Giappone, Germania e Francia.
Ricomprendere queste attività nel conto del
Pil se da un lato potrà avere l’effetto di riequilibrare i confronti internazionali e risollevare
il morale degli italiani, dall’altro ci ricorda che
esiste ancora una ampia fetta dell’economia
che usa le infrastrutture e i servizi del Paese
senza contribuire al suo sostentamento. Si
tratta di un giro d’affari che se ricondotto in
chiaro potrebbe fruttare maggiori entrate fiscali per oltre 130 miliardi di euro l’anno alle
casse dello Stato, destinabili alla riduzione del
carico fiscale e contributivo che grava su lavoratori e imprese.