Testo tratto da «Little Thoughts/short stories»
di Loriana Lucciarini
«Oh» sospirò la ragazza, con la voce spezzata «...non cambierebbe
niente?» chiese.
«No» le disse Nanhuel, «in fondo tu non sei così importante da
cambiarmi la vita.» Le parole di lui la colpirono come un’auto in
corsa. Indietreggiò appena, impercettibilmente. Era come se il
mondo la risucchiasse in un vortice senza energia, senza colori, dove
tutto ne usciva confuso e senza vita. Jael abbassò lo sguardo e tentò
di controllare le lacrime che si accalcavano all’attaccatura delle
ciglia, ordinando loro di rientrare, di precipitare di nuovo dentro di
sé. Quando alzò gli occhi una lastra di vetro ne aveva cambiato il
colore, molto più opachi, più chiari, più gelidi.
«Non vuoi più vedermi?» gli domandò con voce sottile.
«No, Jael, no.» rispose lui deciso.
«Peccato, niente di ciò che ho fatto e che sono ti ha condotto a me.
La tua anima non riconosce la mia. È inutile dirsi altro. È davvero
finita, Nanhuel.» Quando Jael si voltò, le parve di vedere la sua
ombra rotolare giù per il selciato. La sua anima era lì, ai piedi della
scarpata. La poteva sentire urlare e veder contorcersi, ma lei fu
brava, non disse niente, sorrise e disse semplicemente «Addio»,
mentre attorno a lei un sole caldo di settembre scintillava tra polline
e granelli di luce.
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