Jean mi accarezzò la schiena dalle spalle in giù, giù fino alla
rotondità del mio sedere. Risalì lungo il bacino, sui seni. Slacciò i
lacci del corpetto e mi baciò la pelle liscia e odorosa del petto
attorno all’amuleto.
«Quanto mi sei mancata» sospirò tra i miei seni.
Un gemito di Teresa nel sonno mi riportò alla realtà. Mi alzai di
scatto. Mi sentivo tutto il corpo infiammato e un piacevole calore si
spandeva dal centro del mio ventre. Con fretta spensi il fuoco, presi
Jean per mano e lo condussi nella mia-nostra- misera camera da
letto. Lo spinsi sul letto con una tale foga che ne rimase
piacevolmente sorpreso. Mi liberai della ingombranti gonne e
stracciai via il corpetto rimanendo solo con una vestaglia di
mussola bianca. Jean mi invitò a liberarmi della biancheria e
rimase a guardarmi per qualche lungo minuto.
«Ti immaginavo tutte le notti» sussurrò senza fiato. «Sei
bellissima, Athena. Vieni qui, lascia che assaggi le tue carni.»
Mi avvicinai a lui. La mia pelle emanava calore nonostante il
freddo di quella notte. Mi misi a cavalcioni su di Jean,
completamente nuda. Lo baciai ancora mentre le mie mani
frugavano nei suoi pantaloni. Sentivo il suo duro desiderio contro il
mio ventre. Non resistetti e lasciai che lui mi possedesse come
avevo sognato nelle mie solitarie notti.
«Oh, Jean.» Gli morsi il collo provocandogli un gemito misto tra
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