Pubblicazioni e documenti Pace di Rivolta d'Adda. Di Alberto Pianazza | Page 19

PACE di Rivolta d’ Adda Reliquiario della Croce
Dalla Zanni, nella scheda più volte citata, sappiamo che la decisione fu presa dopo lunghe discussioni“ a partire dal settembre 1902 e ratificata dal Consiglio e dal direttore del Museo Camillo Boito nella riunione del 24 novembre 1902, dato anche l’ alto prezzo richiesto”. Secondo l’ estensore anonimo dell’ articolo dedicato alla vendita della Pace si legge che all’ acquisto si opponeva il direttore Camillo Boito, che voleva invece comperare un quadro del Solari ma“ Noseda insistette per la Pace e, per riuscire all’ intento, con un atto munificentissimo acquistò del suo il quadro del Solari, spendendo duemila lire e lo regalò al Museo” mettendolo così in condizione di acquistare la Pace. In effetti dal sito ufficiale del Poldi Pezzoli risulta che nel 1902 il Noseda donò al Museo il quadro“ Madonna che allatta il Bambino” appunto del Solari. In data 27 gennaio 1903 parte la domanda della Fabbriceria al Ministro di Grazia e Giustizia e Culti, che nelle carte d’ archivio è in copia conforme. In quattro premesse si espongono le motivazione che portano la Fabbriceria alla determinazione di vendere la“ Pace”. In primo luogo la necessità di provvedere a mettere in sicurezza alcuni piloni, le volte e i tetti. Poi che, non potendo la Fabbriceria provvedere con le proprie finanze a coprire le spese dell’ opera, la stessa accetta il concorso della Commissione dei restauri che si propone“ con altissimo senso d’ arte e di patriottismo, di ritornare la chiesa- insigne monumento dell’ arte lombarda – alla sua pristina forma”. E ancora che le spese già sostenute e da sostenere sono ingenti dato che“ la spesa necessaria per il completo ristauro ammonterà alla cospicua cifra di £ 82151.00, nella quale la sola spesa di consolidamento di consolidamento che sarebbero della Fabbriceria concorrono per una spesa che si può calcolare in circa £ 11500.00”. Infine che la Commissione, dopo aver chiesto sussidi ai Ministeri di Grazia e Giustizia e della Pubblica Istruzione, al Comune, alla Provincia e a coloro che hanno a cuore la conservazione dei monumenti, chiede alla Fabbriceria di cedere la Pace al Poldi Pezzoli per la cifra di £ 8000. Acconsentendo alla richiesta della Commissione perciò la Fabbriceria chiede al Ministero di autorizzare la vendita del cimelio al Poldi Pezzoli per £ 8000 e di impiegare questa somma nei lavori di restauro. Ma ciò che in questa domanda è più interessante sono due note poste alla fine del documento che, io penso, il Nava stesso o Mons. Desirelli( o insieme) possono aver suggerito. Le trascrivo integralmente perché meritano di essere oggetto di riflessione.
A maggior appoggio della domanda fatta si fa notare:“ a) che col solo sacrificio delle £ 8000 la Fabbriceria riesce ad ottenere non solo la Chiesa riparata nel suo organismo, che, come si disse, era in condizioni deplorevoli, ma altresì ritornata alle sue pristine splendide forme originarie, aiutando un’ iniziativa che ha riscosso il plauso generale nel mondo dell’ arte e della storia. b) che se è doloroso [ alla faccia di chi riteneva la Pace un“ grattacapo ] il togliere alla Chiesa un proprio cimelio d’ arte, ciò però non torna che a maggior vantaggio dell’ arte stessa, sia pel ristauro al quale serve la vendita di tale cimelio, sia anche perché il cimelio stesso esposto in un museo importante a ogni epoca qual è il Poldi Pezzoli, potrà essere custodito assai meglio che non lo sia già, e servirà assai più agli studiosi d’ arte, pei quali si può dire, era ora assolutamente sconosciuto”. Il 20 febbraio 1903 parte invece la domanda del Poldi Pezzoli al Ministero della Pubblica Istruzione, il quale risponde prontamente il 3 marzo dello stesso anno comunicando la sua autorizzazione a Camillo Boito, direttore del museo stesso, il quale la trasmette in copia conforme alla Fabbriceria. Data la brevità la trascrivo integralmente:“ Concedo ben volentieri alla Fabbriceria di Rivolta d’ Adda di vendere la preziosa Pace, di cui la S. V. mi manda le fotografie, al Museo Poldi Pezzoli, ormai ente morale legalmente riconosciuto; e sono sicuro che essa sarà degnamente costudita e conservata al patrimonio artistico della Nazione”. Molto più tardi, solo il 5 dicembre 1903 la Fabbriceria tramite il subeconomato di Crema riceve in copia della Segreteria della Procura Generale di Brescia in data 23 novembre 1903 il decreto del Ministro di Grazia e Giustizia e dé Culti che autorizza la vendita de la Pace, datato Roma 20 novembre 1903. Diciamo per inciso che prima che giungesse questo decreto, la Prefettura di Pandino in data 13 agosto 1903, a conoscenza che la Fabbriceria ha inoltrato domanda alla competente autorità per la vendita de la“ Pace”, incarica il sindaco di Rivolta di fornirle tutta una serie di informazioni sulla questione e, soprattutto,“ sulle condizioni a cui dovrebbe essere subordinata eventualmente la vendita dell’ antico cimelio”, in modo da avere la certezza che le opere di restauro siano regolarmente compiute( Archivio Comunale Rivolta d’ Adda, Cartella 87). Colpisce il ritardo di questo decreto rispetto a quello del Ministero della Pubblica Istruzione. Ma la ragione è tutta nei diversi passaggi burocratici che la domanda della Fabbriceria ha dovuto percorrere( la burocrazia non scherzava nemmeno allora) e che sono citati nel decreto stesso:“ visti i rapporti del Procuratore Generale del Represso la Corte d’ Appello di Brescia [ e uno ] e del Prefetto della Provincia di Cremona [ e due ](…) Sentito il Consiglio di Stato [ e tre ], decreta”.
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