Ad un attento esame, questo documento rivela qualcosa di molto interessante- al di là del fatto che il vescovo Sicardo abbia voluto dargli una particolare importanza, perché lo ha fatto controfirmare da tredici canonici e da un gruppetto di notai, oltre ad essersi a tempo debito assicurato il consenso dell ' arciprete della pieve di Arzago Signor Bertramo- in quanto, per la loro disposizione geografica, le località di cui si parla si trovano tutte su un arco ideale che racchiude ma non tocca Rivolta d ' Adda. Tale arco traccia la sua curva partendo da Cassano, e, passando da Calvenzano, Casirate, Agnadello, Azzano, giunge fino al Paladino: di Rivolta, nessun cenno. Come si può spiegare questo fatto? Le ipotesi- in mancanza di documenti chiarificatori- possono essere più di una. Si può supporre che, essendo ancora in vita il prevosto chiamato a succedere a Sant ' Alberto Quadrelli, il passaggio alla giurisdizione cremonese prevista da papa Alessandro non potesse ancora entrare in esecuzione( anche se nel 1206 erano già trascorsi 38 anni dalla data della Bolla famosa, e restare prevosto per una quarantina d ' anni non è del tutto normale, pur non essendo impossibile, come si è avverato recentemente con Mons. Stefano Renzi- per non parlare del prete Alessandro Carminati che nel 1533 era stato nominato dalla Curia Romana prevosto di Rivolta all ' età di 19 anni, il che fa supporre che abbia potuto resistere bellamente per 40 e più anni nella sua carica). Un ' altra ipotesi- che ci sembra abbastanza attendibile- è quella che il Vescovo di Cremona abbia agito con cautela nei riguardi della Chiesa di Rivolta, avocandone a sé direttamente la giurisdizione ed evitando di assoggettarla alla piccola Pieve di Arzago, allo scopo di non suscitare malcontenti in una parrocchia che da tempo immemorabile godeva di grossi privilegi, non ultimo quello di avere una nutrita schiera di Canonici ai quali era sempre spettato il diritto di scegliersi il prevosto, rispondendo direttamente a Roma del proprio operato. O può anche essere che- disposti come erano in genere i Canonici a collaborare col prevosto nei momenti più impegnativi dell ' attività pastorale- il Vescovo non ritenesse necessario stabilire delle norme per regolare un meccanismo che sapeva amministrarsi autonomamente in ogni circostanza. E altre ipotesi ancora si potrebbero avanzare, ma- in mancanza di sicuri appigli- è più prudente lasciar le cose come sono.