Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 17
E vien fuori tutta sta roba sporca".
"Sì, interviene la moglie - quando l'ha portata a casa sembrava "an mass da rüüt" ( un ammasso di pattu-
me, traduco io)".
Il Luigi ride e scuote la testa. Continua.
"Gli altri mi dicono: sbatti via 'sta robaccia, non vedi che schifo? chissà come è vecchia. Io invece, prima
l'ho messa sul muretto, poi alla sera l'ho portata a casa, e ho buttato nell'immondizia i cocci della ciotola".
"Ma come hai fatto - chiedo - a scoprire che erano monete antiche?" "Stammi a sentire come ho fatto. Che
dovevano essere monetine lo si capiva a gurdarle anche così. Ma io ne ho messa una nell'aceto. Ed è
venuta fuori così bella e lucida da restare incantati. E alla mattina, quando gli altri l'han saputo (e mi ero
preso su anche del salame perché le avevo portate a casa), dopo, tutti ne volevano. E la padrona voleva
farsene un collier, e non dormiva più nemmeno di notte. 'Ta vèdet cume i è i mistèe? (tradotto approssi-
mativamente: vedi come stan le cose al mondo?)"
"O bèscuta (variazione innocua di 'O bestia!', e intercalare benigno), gliel'hai fatta vedere tutta lucida",
commenta la moglie. E continua: "Piuttosto che avere dei fastidi per questa roba, prendila e portala a chi
si deve. La consegniamo ai Carabinieri, gli ho detto io".
"E così intendevo fare. Ma la padrona è andata a dirlo a quelli là (chi, il Luigi non precisa), quelli là han
voluto vederle, le han prese in mano loro e io non le ho viste più. Insomma: qualche ricordino è circolato
in giro, perché ne sono state denunciate cento e qualcosa; ma erano un bel po' di più".
"Infatti è chiamato dalla Sovrintendenza 'il Tesoretto di Rivolta'. E la ciotola?"
"Ah be': quella è stata rimessa insieme con lo scotch; poi loro l'avranno aggiustata meglio con le loro cose
che hanno apposta".
"E adesso?"
"Io ho preso un po' di soldi da quelli di Cremona; ma cosa vuoi? eravamo in quattro a dividerli. So una
cosa, però: sono dramme galliche padane del secondo secolo avanti Cristo. Questo me l'ha spiegato bene
quello che è venuto giù da Milano. Bella macchina, divisa..."
"Era in divisa?"
"No lui: l'autista. In divisa. Quello lì la sapeva lunga. Ha spiegato tutto a me, e meglio ancora a mio nipo-
te quando è andato a Milano, in Piazza Duomo numero quattordici. Insomma: doveva trattarsi di qualche
soldato francese di quelli di quei tempi là, che gli davano i soldi, e siccome non potevano spenderli, tutti
avevano questa ciotola dove li mettevano dentro. Sarà stato ferito? Sarà finito nell'Adda? La ciotola in-
somma è finita in quel posto là, a cinquanta-sessanta centimetri sotto terra. E anche a scavare non è venu-
to fuori più niente, nè armi, nè qualcosa. Si è meravigliato anche lui, quello di Milano".
Qui il Luigi offre un amarino all'ospite, perché l'amaro non fa mai male. E gli mostra orgoglioso una bella
monetina d'argento, che conserva in una scatoletta di plastica rosa, tra due morbidi batuffoli di bambagia.
È la dramma gallica, con un conio perfetto: testa di guerriero da una parte, uno strano animale, forse una
Chimera dall'altra; ma su alcune, dice c'era una testa di donna. Fortuna, dice ancora, che i ladri quando gli
han fatto visita, l'han buttata in terra, convinti che fosse una patacca.
Il Luigi non si atteggia a benemerito dell'archeologia, e forse non si rende ancora pienamente conto di
aver fatto una scoperta di straordinaria importanza, perché commenta la vicenda con un'espressione molto
pacata. Di ce: "Guarda che caso!" E sorride a spiegargli che se lui non ci avesse pensato, quel prezioso
reperto sarebbe andato miseramente perduto. "E ho preso del salame, anche", conclude (ma non ha recri-
minazioni nella voce: lo dice così, per ridere).