Presentazione laboratorio "Una stanza per scrivere" LEZIONI DI DRAMMATURGIA | Page 49
LE SCENE E GLI ATTI
State proseguendo la scrittura che avete iniziato. I personaggi faranno certe azioni, si
diranno certe cose, litigheranno o faranno la pace, e arriveranno a un punto in cui dovranno uscire,
o cambiare ambiente, o lasciar passare del tempo. Vuol dire che la vostra prima scena è finita. La
scena è una sorta di capitolo della vostra narrazione teatrale. La convenzione nei vecchi testi teatrali
vuole che si cambi scena ogni volta che entra un personaggio. Anche Pirandello scrive così. Invece
nel teatro contemporaneo il cambio di scena spesso coincide con un cambio di ambiente, di
situazione o di tempo. Ma come stabilire quando finisce una scena? Lo potete percepire solo voi
mentre scrivete. Ve lo comunicano i vostri personaggi. Quando la situazione è esaurita, la scena si
chiude. Certi lavori contemporanei sono fatti di un'unica scena che dura dall'inizio alla fine, come il
mio Maratona di New York 74 . Ma anche in questi casi, all'interno di quest'unica scena, potete
individuare delle chiusure parziali.
Un gruppo di scene compone un atto. Quante devono essere? A vostro piacimento. L'atto è
una sorta di commedia non conclusa. L'azione è definita, compiuta, ma non risolta. I problemi dei
personaggi rimangono in sospeso, i loro obbiettivi lontani. Come alla fine di una puntata di una
serie televisiva. Prima si scriveva in quattro, cinque atti. Le commedie contemporanee spesso sono
fatte di due atti che durano circa un'ora l'uno. Il teatro si è un po' adeguato al formato del cinema,
coi due tempi inframezzati da un breve intervallo. Molti autori preferiscono invece scrivere degli
atti unici, senza lasciare intervalli. C'è molta libertà in questo senso, fermo restando che solo in
rarissimi casi uno spettacolo per cui il pubblico deve pagare può durare meno di un'ora.
Se decidete di scrivere in due atti, il passaggio al secondo atto deve avere un senso, che non
è solo quello di far riposare il pubblico. Deve esserci un salto, deve cambiare l’ambientazione, o il
tempo, o entrambi. Un secondo atto che ricomincia esattamente dal punto dove vi eravate fermati
nel primo, è fasullo. E' fatto solo per far lavorare il bar del teatro. Ogni atto deve dare un senso di
completezza, essere una piccola commedia finita ma non risolta. Il pubblico può andare al bar, ma
deve essere curioso di tornare, spinto dalla voglia di vedere come va a finire.
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Maratona di New York (Id., 1992) di Edoardo Erba, Premio Candoni 1992. Prima rappresentazione nel 1993 al Teatro Due di Parma. Per la trama
e l’accoglienza critica rimando a http://www.edoardoerba.com/commedie.php
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