PLAST Novembre 2025 | Page 13

EDITORIALE di Paolo Spinelli( paolo. spinelli @ dbinformation. it)

La fiera K 2025 si è chiusa con un bilancio tutto sommato positivo. I padiglioni erano vivi, i visitatori qualificati, le aziende hanno presentato innovazioni di rilievo. Eppure, chi conosce la storia di questo evento ha percepito un cambiamento profondo: meno trionfalismo, più realismo. Meno fiducia nei cicli di mercato, più consapevolezza che i riferimenti del passato non bastano più a spiegare il presente. Ciò che stiamo vivendo non è una semplice congiuntura, né un’ oscillazione del ciclo economico. È l’ inizio di una nuova fase storica, in cui i modelli che abbiamo imparato a leggere sui manuali di economia e di politica non sono più sufficienti. Bisogna avere il coraggio di riscriverli. Il mondo non si sta semplicemente adattando: sta mutando. Le catene del valore si ricompongono su basi nuove— sostenibilità, sicurezza, autonomia, prossimità. La globalizzazione, che per tre decenni ha dettato le regole del gioco, ha lasciato il posto a un ordine economico più frammentato, più strategico, più politico. E su questo scenario si proietta, cupo e ingombrante, il ritorno del fantasma della guerra. Non più un rischio lontano o confinato, ma una variabile concreta che incide sui mercati, sugli investimenti, sulle scelte industriali. Le tensioni geopolitiche ridefiniscono priorità e alleanze, riportano in primo piano i temi della sicurezza, dell’ approvvigionamento e della difesa. Anche l’ industria delle materie plastiche, spesso percepita come un settore“ civile”, riscopre la propria dimensione strategica: dai materiali avanzati per la mobilità e l’ energia, fino alle tecnologie per la protezione e la sostenibilità, è parte integrante delle nuove catene del valore globali. Le politiche industriali tornano protagoniste, l’ innovazione tecnologica si intreccia con la geopolitica, il capitale umano e le risorse energetiche diventano leve di potere. In questo scenario, chi continua a leggere la realtà con le lenti della“ ripresa ciclica” rischia di non vedere la trasformazione in atto: non un rallentamento temporaneo, ma una riscrittura profonda delle priorità. Il K 2025 lo ha reso evidente: il settore plastico non si limita più a esporre macchine e materiali, ma discute modelli di produzione, filiere circolari, alleanze strategiche. È il segno che l’ industria non cerca semplicemente di ripartire, ma di ripensarsi. L’ Italia e l’ Europa hanno davanti un compito impegnativo: accettare che la normalità di ieri non tornerà e costruire invece una nuova idea di sviluppo, fondata su innovazione, formazione e politiche industriali coerenti. Non stiamo attraversando una crisi: stiamo entrando in un’ epoca diversa. E come in ogni svolta storica, non sopravviveranno i più forti, ma i più capaci di cambiare linguaggio, visione e approccio alla realtà.

Il mondo nuovo

K 2025 SEGNA LA FINE
DELLE VECCHIE CERTEZZE: NON È CONGIUNTURA, MA UNA NUOVA EPOCA,
TRA CAMBIAMENTI GEOPOLITICI, RITORNO
DELLA GUERRA E UN’ INDUSTRIA PLASTICA CHIAMATA A RIPENSARSI.
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