EDITORIALE di Paolo Spinelli( paolo. spinelli @ dbinformation. it)
Il 2025 si sta delineando come un anno di forti tensioni e il settore delle materie plastiche si trova al centro della tempesta. Al crocevia tra sostenibilità, commercio internazionale e strategie industriali, le imprese della plastica devono oggi affrontare un mix di sfide che minaccia non solo la loro competitività, ma anche la tenuta di un comparto strategico per l’ intera manifattura. Il primo fronte è quello dei dazi. Le recenti misure introdotte dagli Stati Uniti puntano a ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime e semilavorati, in nome di un’ autosufficienza produttiva che rischia di tradursi in un boomerang per molte aziende. I dazi su polimeri e derivati aumentano i costi di produzione, riducono i margini e rallentano la capacità delle imprese di competere sui mercati globali. Il risultato? Una pressione crescente sui trasformatori e, a cascata, su tutta la filiera. A complicare ulteriormente il quadro è la crescente incertezza sul commercio internazionale. Le tensioni geopolitiche e le politiche di ri-localizzazione stanno ridisegnando le rotte del business globale. Le aziende del settore plastico, storicamente legate a una rete internazionale di fornitori e clienti, vedono restringersi gli spazi di manovra, con ricadute immediate sulla pianificazione e sugli investimenti. La plastica, infatti, non è un’ isola: è presente in ogni settore, dal packaging all’ automotive, dal medicale all’ elettronica. Quando il commercio si blocca o si complica, a rallentare è una parte importante del sistema industriale. Infine, il tema del Green Deal. La spinta normativa degli ultimi mesi – tra target ambiziosi, obblighi stringenti e scarsa armonizzazione tra Paesi – sta generando effetti distorsivi. Gli impianti non sono sempre pronti, la qualità dei materiali riciclati non è omogenea, i costi di adeguamento tecnologico sono elevati. Senza incentivi e una visione condivisa tra pubblico e privato, il rischio è che le regole si trasformino in ostacoli, più che in leve per il cambiamento. L’ industria delle materie plastiche non si sottrae alle sfide. Ma chiede che le trasformazioni in atto siano accompagnate da misure equilibrate, capaci di evitare ricadute economiche. Serve una politica industriale consapevole, che tenga conto del ruolo della plastica nel sistema economico e che sappia distinguere tra soluzioni basate su pregiudizi e strategie efficaci. La plastica non è un nemico. È una risorsa che, se ben gestita, può essere parte della soluzione. Ma senza un confronto aperto e pragmatico tra istituzioni e imprese, il rischio è che le buone intenzioni si traducano in nuove crisi industriali. E a pagarne il prezzo non saranno solo le aziende, ma l’ intero sistema produttivo.
Sotto pressione
NEL 2025 LA
PLASTICA È SOTTO PRESSIONE TRA DAZI, TENSIONI GLOBALI E REGOLE AMBIENTALI. L’ INDUSTRIA CHIEDE
EQUILIBRIO PER EVITARE UNA CRISI
PRODUTTIVA.
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